Cultura e spettacoli

Capoano debutta nella culla dell’arte

‘VeroSimile’, un modo per richiamare il nudo della realtà e il vero del surreale, paradossi in bilico tra la camera oscura che illumina e il pennello che la ombreggia di colori. È questo il titolo della mostra che mette insieme la fotografia di Antoinette Mazzaglia e la pittura di Giuseppe Capoano, due artisti, due storie differenti, che hanno trovato il loro punto di incontro a Firenze. La prima viene dal Nord America ma ha origini sud italiane, il secondo, anchesso dal Sud Italia, da Cirò Marina, è approdato in Toscana per studiare e coltivare le sue passioni artistiche. Quello che stanno vivendo insieme è un debutto importante in una città prestigiosa sul piano artistico, una mostra a Firenze, ritenuta una culla di cultura e arte, che ha ospitato i nomi dei più grandi.

‘VeroSimile’, un modo per richiamare il nudo della realtà e il vero del surreale, paradossi in bilico tra la camera oscura che illumina e il pennello che la ombreggia di colori. È questo il titolo della mostra che mette insieme la fotografia di Antoinette Mazzaglia e la pittura di Giuseppe Capoano, due artisti, due storie differenti, che hanno trovato il loro punto di incontro a Firenze. La prima viene dal Nord America ma ha origini sud italiane, il secondo, anchesso dal Sud Italia, da Cirò Marina, è approdato in Toscana per studiare e coltivare le sue passioni artistiche.
Quello che stanno vivendo insieme è un debutto importante in una città prestigiosa sul piano artistico, una mostra a Firenze, ritenuta una culla di cultura e arte, che ha ospitato i nomi dei più grandi. Il vernissage si è svolto giovedì 25 settembre all’Art in progress in via dell’Oriuolo 19/r.
L’inaugurazione è stata presentata dal critico e scrittore Giovanni Murano, con un intrattenimento musicale di Antonio Scaramuzzino alla chitarra e Simone Morgantini al flauto. Un evento a cui hanno presenziato alcuni media locali fiorentini e la cui preparazione viene già seguita su un blog nato per l’occasione (http://mostra-verosimile.blogspot.com).
A destare la nostra attenzione, però, è soprattutto Capoano, artista di origini locali, nato a Cirò Marina nel 1969, che sta cercando di diffondere la sua fama a livello nazionale e che per questo rappresenta una figura di cui poter andare orgogliosi. Anche perché la sua è un’arte che, tra le altre cose, ha dimostrato di saper raccontare egregiamente i colori e le realtà del Meridione. Nelle sue opere, prende spunto dalla realtà per approdare ad una visione più ampia, espressionista e surreale. I suoi atelier si trovano a Firenze e in Calabria. 
Dopo gli studi di scenografia e architettura Capoano si è laureato con una tesi sugli spazi di relazione nel centro storico di Firenze, in particolare anticipando l’esempio di piazza dei Ciompi, non svuotandola solo delle baracche poco sicure, ma per riempirla invece di “umanità”. Videomaker, scultore, grafico, scenografo, sono diversi gli eventi e le esposizioni che negli anni hanno segnato la sua esperienza, nonché le critiche ricevute. Sul suo sito http://www.giuseppecapoano.it/ vengono presentate le sue poliedriche discipline. I suoi lavori sono caratterizzati da una varietà di supporti (tela, cartone, tavola, carta da pacchi, cartoncino), e colori (gessetti, olio, tempera, pastelli, caffè).
Attraverso un particolare trattamento materico e i suoi colori l’artista sembra accompagnare l’osservatore fin dentro la plasticità delle opere, visibili anche con occhialini oleografici in 3D, creando percezione di movimento ai nostri occhi.
Ascoltandolo abbiamo ritrovato in lui l’animo semplice e umile di un artista che ha voglia di guardare lontano, di confrontarsi con esperienze sempre nuove, ma comunque profondamente legato alle proprie radici e alla sua terra. “Ho un piccolo studio – racconta Capoano – dove spesso in occasioni vacanziere mi ritrovo fortemente ispirato nel creare, sul primo supporto che mi trovi fra i piedi, soggetti e oggetti, di cui poco prima ne avevo udito gli stati d’animo. Amo molto la mia terra, le sue case chilometriche, trasparenti nelle finiture, ricamati da fitti pilastri che sembrano capelli di un ingenuo uomo-mostro… Mi piace molto ascoltare i silenzi dei luoghi dove sono nato, ascoltare il silenzio soffocante dei pescatori di ritorno dal loro duro lavoro, con poco pescato, i contadini che si rassegnano e tutti gli altri che lo fanno non solo al volere del clima”.
A Capoano abbiamo chiesto: Cosa ha dato Firenze alla tua pittura?
“Firenze agli inizi mi ha regalato molti stimoli che ottenevo soprattutto osservando la città, i suoi monumenti, la cultura, i suoi abitanti, la loro storia. Spesso mi accingevo a prendere il bus urbano per ascoltare il silenzio dei viaggiatori. Per me era tutto molto nuovo, anche se sotto il profilo degli studi già ne avevo metabolizzato il suo patrimonio artistico. Sicuramente lo stimolo più grande è stato quello di riprendere in mano la pittura, nelle sue sperimentazioni coloristiche, che sfociano sin dall’inizio, con l’accostamento del blu e del rosso, in soggetti, caotici, spostamenti frenetici, continue lievitazioni… Colori, che, vicini fra loro, ne suggerivano un movimento. Questo, grazie anche ai miei primi approcci alla conoscenza del cinema da spettatore accanito. Passione che poi è sfociata nella realizzazione di cortometraggi. Ed ecco che il movimento, diventa un pretesto per la sperimentazione pittorica, sia nella scelta dei soggetti, sia nell’utilizzo dei materiali”.
Il sud, il cinema, il fumetto, i frutti, l’energia… Questi e quali altri temi ricorrenti?
“Tutto ciò che ci gira intorno, indagare sempre, la natura dell’uomo è il vero stimolo alla mia arte. Il contenuto dei miei quadri, poi, nasce dalle sperimentazioni plastiche, come la sensazione di vissuto che può regalare un foglio di cartone mentre perde la sua identità per averne una nuova; ma l’ispirazione può nascere anche dalle stesse forme”.
Il mondo urbano nei tuoi dipinti, cosa nasconde o cosa rivela, al di là di cosa scrivono di te i critici d’arte?
“La città non nasconde nulla per chi vuole davvero vedere, basta non essere abitudinari o dare tutto per scontato”.
Quali sono i tuoi riferimenti pittorici, se ce ne sono e da quali ti allontani?
“Tutta la storia dell’arte è ricca di grandi maestri, ma sicuramente mi hanno colpito gli Espressionisti, francesi e tedeschi principalmente, il grande Vincent, gli artisti sperimentatori del dopoguerra… Tutta l’arte, in ogni caso esercita influenze, farei fatica a stare lontano da tutto ciò che è arte”.
Angela De Lorenzo