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No depuratore no tasse: il Pd di Cirò chiede l’abolizione del tributo

Cirò - Nel paese collinare non c’è ancora un depuratore funzionante, ragion per cui i contribuenti non avrebbero dovuto pagare la quota della tariffa idrica riferita al servizio di depurazione. Finora, però, essi hanno pagato anche il quantum non dovuto: da questo momento in poi potranno chiederne il rimborso. Ricostruiamo la vicenda. Semplicisticamente si potrebbe dire: no depurazione, no tassa. Sennonché, l’affermazione di principio è della Corte Costituzionale, che con la sentenza n. 335 del 2008 ha dichiarato l’incostituzionalità dell’articolo 14, comma 1, legge 5 gennaio 1994 n. 36 (Disposizioni in materia di risorse idriche) sia nel testo originario, sia nel testo modificato dall’articolo 28 della legge 31 luglio 2002 n.

Cirò – Nel paese collinare non c’è ancora un depuratore funzionante, ragion per cui i contribuenti non avrebbero dovuto pagare la quota della tariffa idrica riferita al servizio di depurazione. Finora, però, essi hanno pagato anche il quantum non dovuto: da questo momento in poi potranno chiederne il rimborso. Ricostruiamo la vicenda. Semplicisticamente si potrebbe dire: no depurazione, no tassa. Sennonché, l’affermazione di principio è della Corte Costituzionale, che con la sentenza n. 335 del 2008 ha dichiarato l’incostituzionalità dell’articolo 14, comma 1, legge 5 gennaio 1994 n. 36 (Disposizioni in materia di risorse idriche) sia nel testo originario, sia nel testo modificato dall’articolo 28 della legge 31 luglio 2002 n. 179 (Disposizioni in materia ambientale), nella parte in cui prevede che la quota di tariffa riferita al servizio di depurazione è dovuta dagli utenti ”anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi”.
La stessa dichiarazione di incostituzionalità ha colpito l’articolo 155, comma 1, primo periodo, del decreto legislativo n. 152/2006 (Norme in materia ambientale), nella parte in cui prevede che la quota di tariffa riferita al servizio di depurazione è dovuta dagli utenti “anche nel caso in cui manchino impianti di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi”.
In pratica, stante la pronuncia della Consulta, i canoni di depurazione devono essere pagati dagli utenti del servizio idrico solo come corrispettivo dell’effettiva fornitura del servizio di depurazione.
A diffondere la notizia dell’importante sentenza nel paese collinare, dove i lavori per la sistemazione del depuratore prescelto sono in via di ultimazione, ci hanno pensato il Circolo e il gruppo consiliare del partito democratico in un documento a firma rispettivamente del dirigente Luigi Dell’Aquila e del capogruppo Francesco Marino.
Tuttavia, gli esponenti del Pd non si sono limitati ad un’attività di informazione quanto hanno delegato il capogruppo Marino a presentare al sindaco del Comune di Cirò, Mario Caruso, un’interrogazione circa il tempo entro il quale l’Ente locale intende applicare il principio enunciato nella menzionata sentenza. Un “tempo che deve essere il più breve possibile”, hanno scritto gli interpellanti, precisando che dall’applicazione del principio discendono “la non applicabilità da subito del pagamento del canone di depurazione, incluso il periodo relativo agli anni 2004-2005, pagamento che avrebbe dovuto essere effettuato nell’anno in corso” e il rimborso di tutte le quote della tariffa idrica versate per l’inesistente servizio di depurazione. I rimborsi hanno come periodo di riferimento gli ultimi dieci anni e comprendono l’Iva e gli interessi maturati.
Per facilitare il compito ai cittadini-contribuenti, il Circolo del Pd sta predisponendo la modulistica necessaria contenente l’istanza di rimborso da inoltrare al sindaco del Comune di Cirò.