Cronaca

Quelle compagne di quotidianità

Era il 1969 quando arrivarono a Crotone, sono passati 40 anni da quando la città convive con quelle donne religiose dall’aspetto semplice e con l’accento quasi sempre del Nord. Le suore dell’ordine della Divina volontà, istituito dalla beata Gaetana Sterni nel 1827, con Crotone hanno condiviso un pezzo importante di storia: dai tumultuosi anni 70, quando la città era la Stalingrado del Sud. Fu allora che arrivarono per operare proprio in quei quartieri abitati dalla classe operaia, Fondo Gesù, San Francesco e Sant’Antonio. Lavoravano nelle cliniche, negli asili per i bambini, seguivano i giovani, portavano il vangelo in Carcere collaborando con monsignor Giancarlo Maria Bregantini e invitavano le famiglie alla preghiera. In quegli anni condivisero con il territorio l’emancipazione dei costumi, che investì anche la natura del loro operato.

Era il 1969 quando arrivarono a Crotone, sono passati 40 anni da quando la città convive con quelle donne religiose dall’aspetto semplice e con l’accento quasi sempre del Nord. Le suore dell’ordine della Divina volontà, istituito dalla beata Gaetana Sterni nel 1827, con Crotone hanno condiviso un pezzo importante di storia: dai tumultuosi anni 70, quando la città era la Stalingrado del Sud. Fu allora che arrivarono per operare proprio in quei quartieri abitati dalla classe operaia, Fondo Gesù, San Francesco e Sant’Antonio. Lavoravano nelle cliniche, negli asili per i bambini, seguivano i giovani, portavano il vangelo in Carcere collaborando con monsignor Giancarlo Maria Bregantini e invitavano le famiglie alla preghiera.
In quegli anni condivisero con il territorio l’emancipazione dei costumi, che investì anche la natura del loro operato. Con loro e i padri dell’ordine San Gaetano i giovani crotonesi fecero per la prima volta l’esperienza dei campi scuola: e negli anni 70 non era poca cosa per le famiglie calabresi, tipicamente patriarcali, mandare i propri figli, maschi e femmine insieme, a vivere dei giorni fuori casa, ma l’affidabilità guadagnata dalle religiose, insieme a quella dei sacerdoti, riuscì ad andare oltre l’arretratezza e i pregiudizi.
Intanto i tempi cambiavano anche per le religiose stesse: quando a Crotone si ritrovarono a vivere da sole in un appartamento come delle donne indipendenti, invece che in delle cliniche, fu un fatto eccezionale sia per la gente che per loro stesse.
Le suore della Divina volontà continuarono ad essere presenti anche nel tragico momento della chiusura delle fabbriche, contrassegnato dalle contestazioni degli operai e delle loro famiglie, sì, anche loro hanno vissuto quel caldo settembre del 1993 passato alla storia per i ‘fuochi dell’Eni’, stavano accanto a chi non aveva più un lavoro, a quei genitori che all’improvviso non sapevano più come dover mandare avanti la baracca, a sostegno di quei bambini e ragazzi per i quali si prospettava solo la disoccupazione o l’alternativa dell’emigrazione. Li hanno visti crescere, tanti li hanno accompagnati lungo quella strada tortuosa che in una realtà come quella crotonese si deve percorre per diventare adulti e spesso li hanno affiancati quando hanno cercato di costruire delle alternative, di dare concretezza a delle speranze. Sono stati un sostegno in progetti come quello della cooperativa Cmc, che diede vita ad un laboratorio tessile per le donne del quartiere San Francesco, della Caritas parrocchiale che riuscì a coinvolgere tanti volontari, del servizio infermieristico e domiciliare integrato, del centro diurno per anziani, attività che poi hanno dato origine al ‘Movimento 6 settembre’, nato proprio in occasione dei ‘fuochi dell’Eni’ e che con gli anni si è evoluto nella cooperativa sociale ‘Orizzonti nuovi’. Probabilmente il contributo più importante, non solo per i giovani ma per l’intera realtà di quartiere, è stato l’aver offerto lo stimolo all’aggregazione, a lavorare e divertirsi insieme per degli scopi comuni.
Oggi sono ancora qua a sostenere nel loro piccolo quella stessa città, che si ritrova ferita dall’avvelenamento che le fabbriche andando via si sono lasciate alle spalle. La loro costante vicinanza alle problematiche quotidiane della gente comune in tutti questi anni ha trovato giustificazione in quella che per loro è una parola d’ordine e che ritengono sia la loro peculiarità: “condivisione”, quel principio che le ha portate a dividere con la gente comune gioie e dolori quotidiani, ma anche a saper leggere il territorio e le sue difficoltà per cercare di trovare le risposte più opportune. Ed è proprio in una di queste ricerche che è nata la cooperativa sociale ‘Noemi’ per donne e ragazze in difficoltà, di cui le suore della Divina volontà rappresentano l’anima.
Questa lunga strada fatta di difficoltà, ma anche di gratificazioni e contemplazione della provvidenza divina l’abbiamo ripercorsa con due delle suore della Divina volontà, che attualmente operano solo nella parrocchia del Sacro cuore del quartiere San Francesco.
A vederle, quasi non sembrano essere delle religiose: non portano il velo, non hanno una divisa, sono straordinariamente semplici e allegre. Le si incontra ovunque, vanno in giro per le case ad assistere malati ed anziani come fanno tutte le suore, ma le trovi anche nelle università, nelle manifestazioni contro la mafia o per chiedere la bonifica del territorio dall’inquinamento… Insomma partecipano attivamente alla vita pubblica, non sono donne che si incontrano solo in chiesa. Sembrano piuttosto semplici parrocchiane.
“Il nostro ordine – ha spiegato suor Michela Marchetti, una veneta che è a Crotone da ben 18 anni – è nato con tutte le connotazioni tipiche della vita religiosa, le prime sorelle che vennero a Crotone portavano anche il velo, ma proprio quella peculiarità della condivisione, ovvero la scelta di essere consacrate a Dio stando in mezzo alla gente, man mano ci ha portate ad essere sempre più simili a chi ci circonda, anche nell’immagine”.
Ma essere suore della Divina volontà non vuol dire adoperarsi solo nella vita terrena, e infatti ci hanno tenuto a precisarlo: “la nostra giornata – ha raccontato suor Caterina che è a Crotone da 2 anni – la viviamo in mezzo alla gente cercando di fare il possibile, ma per noi resta fondamentale anche la preghiera, la differenza è che la facciamo in altri momenti, ad esempio al mattino presto. Ogni giorno dalle 6.00 alle 8.00 ci rivolgiamo a Dio, è in quel momento che troviamo la linfa per operare durante il giorno”.
Da Crotone in 40 anni sono passate circa 40 suore della Divina volontà, persone diverse, che hanno dato contributi e hanno lavorato a progetti differenti. La maggior parte di loro ha origini venete, proprio come suor Michela. “Sono venuta qua – ha raccontato – quando ho dato i miei primi voti, è qui che ho fatto i miei studi, si può dire che sono cresciuta a Crotone, i calabresi mi hanno cresciuta – ha detto con ironia.- Sì, è una realtà differente da quella in cui sono nata eppure mi sento a casa, in Vento si torna quando si può perché è qui che è la mia famiglia, è in ogni posto in cui si fa missione, preghiera, servizio e vita di comunità”.
Suor Caterina si è ritrovata a Crotone dopo aver vissuto per 9 anni a Roma: “ciò che mi ha affascinata di questo posto – ha detto – venendo da una grande città multietnica, è la straordinaria accoglienza della gente, quando andiamo nelle famiglie la gente è disposta ad ascoltarci e chiede di essere ascoltata, diversamente dal Veneto ad esempio, dove spesso il produrre prevale sull’essere. Qui è la dimensione umana a prevale invece e ciò non può che essere considerata come una risorsa di questa terra”.
“Una delle cose più belle che ho ricevuto e che qui ho imparato a donare – ha aggiunto suor Michela – è la misericordia. I Crotonesi sono ricchi di misericordia, della capacità di andare incontro alle debolezze altrui. Questo è uno dei motivi per cui spesso ho pensato che per noi essere qui come suore è stato un dono”.
In tutto questo tempo sono stati tanti i progetti e le iniziative che le hanno viste protagoniste, ma loro, ricche di umiltà, ritengono di non aver fatto grandi cose, “abbiamo soltanto condiviso dei percorsi – sostengono – insieme a giovani e famiglie, abbiamo dato degli imput è vero, ma non abbiamo fatto strada, abbiamo solo camminato con i laici, persone piene di entusiasmo, perché sia chiaro: non è necessario essere religiose per fare del bene e qui c’è tanta gente che si impegna con dedizione per il prossimo. Della nostra attività a Crotone – ha aggiunto – non restano grandi opere o strutture, ma ciò che si è condiviso con la gente non potrà mai essere cancellato”.
Angela De Lorenzo