Cronaca

I genitori non mollano e continuano a cercare la verità

I genitori degli alunni dell’istituto ‘Alcmeone’, nonostante il contenuto della relazione dell’Istituto superiore della sanità che, diversamente da quella di Sebastiano Andò, smentisce il nesso tra i risultati dello screening sui bambini e le sostanze tossiche contenute sotto la scuola, hanno scelto di non fermarsi. Così hanno messo nero su bianco i contenuti delle riunioni del Comitato. L’insieme delle richieste formali rivolte al sindaco, al presidente della Provincia, all’assessore regionale all’Ambiente, al presidente della Regione Calabria e al direttore dell’Azienda sanitaria provinciale, forma quello che le famiglie hanno voluto definire il ‘Manifesto del Comitato del genitori’, un documento che (si augurano) possa contribuire a fare chiarezza relativamente al problema ambientale che li ha toccati in prima persona. I genitori chiedono “di approntare uno studio serio che tenga conto di circa 80 anni di industria nel territorio”.

I genitori degli alunni dell’istituto ‘Alcmeone’, nonostante il contenuto della relazione dell’Istituto superiore della sanità che, diversamente da quella di Sebastiano Andò, smentisce il nesso tra i risultati dello screening sui bambini e le sostanze tossiche contenute sotto la scuola, hanno scelto di non fermarsi. Così hanno messo nero su bianco i contenuti delle riunioni del Comitato. L’insieme delle richieste formali rivolte al sindaco, al presidente della Provincia, all’assessore regionale all’Ambiente, al presidente della Regione Calabria e al direttore dell’Azienda sanitaria provinciale, forma quello che le famiglie hanno voluto definire il ‘Manifesto del Comitato del genitori’, un documento che (si augurano) possa contribuire a fare chiarezza relativamente al problema ambientale che li ha toccati in prima persona.
I genitori chiedono “di approntare uno studio serio che tenga conto di circa 80 anni di industria nel territorio”. Oltre alla bonifica del plesso scolastico San Francesco, rivendicano un piano di intervento utile a garantire, attraverso controlli periodici, la salute dei loro bambini. In particolare il Comitato chiede “di includere nella fase 2 del piano di intervento concordato con l’Asp per garantire la sorveglianza sanitaria (che prevede sia lo screening finalizzato a valutare la presenza di metalli pesanti su siero, sangue, urine e capelli, che gli esami sulla funzionalità d’organo) il ‘Progetto pilota Alcmeone’, costituito da almeno il 60 per cento degli alunni che hanno frequentato il plesso San Francesco fino alla sua chiusura; almeno il 60 per cento dei docenti e almeno il 60 per cento dei lavoratori che hanno lavorato nello stesso plesso”.
Questo, a parere del Comitato, consentirebbe, come ha suggerito anche l’Istituto superiore di sanità, di confrontarsi con una “casistica maggiormente rappresentativa, da utilizzare nello studio di altre possibili modalità di esposizione e sorgenti di contaminazione”. I genitori sostengono altresì la necessità che gli esami sulla funzionalità degli organi dei bambini vengano ripetute ogni sei mesi almeno per un quinquennio. Ad accollarsi i costi dovrebbe essere il ministero della Salute.
Per quanto riguarda il plesso San Francesco, sottoposto a sequestro dalla Procura della Repubblica nell’ambito dell’indagine ‘Black mountains’, il Comitato ha dichiarato che non si accontenterà “di messe in sicurezza, recinti, patine di resina o di cemento o divieti di accesso”. Vogliono solo ed esclusivamente la bonifica definitiva del sito”.
Intanto resta tra i genitori il profondo malcontento per il modo in cui la vicenda è stata gestita, soprattutto sul versante della comunicazione, per questo hanno manifestato la necessità che siano poste in essere azioni amministrative capaci di “dare risposte chiare, non soggette ad interpretazioni, ma che rispondano al diritto alla salute e della piena conoscenza della verità”. La relazione di Sindona, prima, quella di Andò, poi, e infine l’ultima dell’Istituto superiore della sanità, si ritiene abbiano dato informazioni finora poco chiare e difficilmente comprensibili per genitori comuni, oltre che contrastanti tra di loro. “Vogliamo – ha proposto Rossella Vazzano, rappresentante del Comitato – che la discussione, fino a questo momento condotta sui valori medi, si sposti sui dati individuali, perché analizzando le schede personali fornite da Andò ai genitori ci siamo accorti che in alcuni bambini la presenza di metalli pesanti è di gran lunga superiore non solo al dato medio locale, ma anche ai parametri di riferimento utilizzati dall’Istituto superiore della sanità. Non ci può essere detto che sui nostri bambini sono risultati presenti nichel e cadmio a causa del fumo o dei pearcing, non è una spiegazione che ci basta. Sappiamo che il nichel è risultato presente anche se non è tra i metalli pesanti contenuti nel sottosuolo e nel suolo della scuola, e questo è un ulteriore campanello d’allarme: vuol dire che il problema è esteso a tutta la città. Noi, però, possiamo solo rappresentare la voce della scuola dei nostri figli. Se è vero che quel veleno i bambini lo hanno addosso, da qualche parte deve provenire e noi vogliamo capire da dove. Sicuramente non abbasseremo la guardia”.
Angela De Lorenzo