Cronaca

Una strada alle vittime dell’incidente ferroviario dell’89

Parlando delle dodici vittime della sciagura ferroviaria di venti anni fa, questo giornale le ha definite “eroi della quotidianità”, rappresentanti di quella infinita schiera di persone abituate, senza che ciò spinga generalmente qualcuno a accorgersene e ad elogiarle, a quelle acrobazie esistenziali in grado di mettere insieme le esigenze della famiglia e quelle del lavoro. Gente perennemente in bilico tra l’una e l’altro, come in cima ad una fune su cui è sempre maledettamente difficile bilanciare l’asta da trapezista nei passaggi importanti della vita. Ogni santo giorno che Iddio manda in terra.

Parlando delle dodici vittime della sciagura ferroviaria di venti anni fa, questo giornale le ha definite “eroi della quotidianità”, rappresentanti di quella infinita schiera di persone abituate, senza che ciò spinga generalmente qualcuno a accorgersene e ad elogiarle, a quelle acrobazie esistenziali in grado di mettere insieme le esigenze della famiglia e quelle del lavoro. Gente perennemente in bilico tra l’una e l’altro, come in cima ad una fune su cui è sempre maledettamente difficile bilanciare l’asta da trapezista nei passaggi importanti della vita. Ogni santo giorno che Iddio manda in terra. Per anni ed anni.
A questa umanità coraggiosa appartengono i pendolari, “categoria” alla quale si erano “iscritti”, con le dure alzatacce mattutine e i rientri a pomeriggio ormai inoltrato, gli uomini e le donne che giovedì 16 novembre 1989 morirono ad una manciata di metri dalla stazione ferroviaria di Crotone dove in carrozza era salito, furtivo e raggelante, tra borse e valigette ventiquattr’ore, anche il loro inappellabile destino.
Ebbene, dopo due decenni, quei 12 “eroi della quotidianità” è come se stessero morendo per la seconda volta in un assordante silenzio svuotato di memoria collettiva. Sulla loro storia sta infatti calando una sorta di spessa nebbia se è vero che del loro sacrificio – perché non ci può essere altro termine per definire la loro morte che è una morte “sociale” – nessuno più si ricorda.
Cancellati dalla galleria di eventi pubblici che, nel bene e nel male, costituisce la base fondante dello stare insieme avendo come obiettivi il bene comune e, come in questo caso, lo scongiurare il ripetersi di certi fatti. Risucchiati in un vortice di generale amnesia del quale è testimonianza l’incuria che circonda la targa commemorativa in marmo posta alcuni anni fa nei pressi del luogo dove avvenne l’incidente. Carte, erbacce e materiale di risulta rendono ancor più immeritatamente sbiadito il ricordo di quella tragica giornata.
È per questo che il Crotonese, che al proprio territorio dà voce da tanti anni, intende lanciare un appello affinché venga interrotta questa troppo lunga e colpevole “dimenticanza”. Lo fa avanzando una proposta all’Amministrazione comunale di Crotone e, per essa, all’Ufficio toponomastico dell’ente. Eccola: l’intitolazione di una strada, o di una piazza, alle dodici vittime della sciagura ferroviaria di venti anni fa. Che, nel caso in cui la richiesta venisse concessa, non deve avere un significato tardivamente risarcitorio giacché una targa non potrà mai ripagare i familiari, gli amici, quanti hanno loro voluto bene, di un distacco tanto traumatico quanto ingiusto.
Alla dedica va attribuito invece un altro valore che è, al tempo stesso, duplice: l’omaggio a persone care alle quali la città, questa città, rimarrà sempre legata e che meritano di essere onorate soprattutto non cancellandole dalla sua storia recente; ma anche il monito per chi è chiamato, sempre e ovunque, a garantire la sicurezza nel settore dei trasporti pubblici. Perché soprattutto questo aspetto, più di ogni altro, deve valere per l’oggi e il futuro: la tutela e il rispetto della gente comune che, con la propria attività, con le rinunce e con i comportamenti esemplari di ogni dì, assicura alle famiglie, e quindi all’intero Paese, di crescere e di prosperare e di intravedere una luce al termine del tunnel, anche in un momento di poderosa crisi economica e di valori.
È il minimo che si possa fare per commemorare nella maniera più giusta quelle persone che due decenni fa viaggiavano in treno alla periferia di Crotone, ciascuna di essa sorretta dalla consapevolezza di compiere il dovere di padre, di madre, in una parola, di cittadino. Dodici “eroi della quotidianità” che adesso hanno tutto il diritto di figurare tra le tante personalità alle quali, anche di recente, il Comune di Crotone ha voluto intestare una strada della città. “Eroi” che potranno essere scolpiti più facilmente nei cuori se un segno esterno ci aiuterà a ricordarcene per sempre i nomi.
(a.c.)