Cronaca

Cubilot, Ronchi esce di scena

L’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi non sarà imputato nel processo ‘Black mountains’, quello scaturito dall’indagine condotta dal procuratore della Repubblica di Crotone Raffaele Mazzotta e dal sostituto Pierpaolo Bruni sullo smaltimento illegale delle scorie tossiche provenienti dal vecchio stabilimento Pertusola sud. La sua posizione è stata infatti archiviata, per non aver commesso il fatto, dal Tribunale dei ministri di Catanzaro, al quale nei mesi scorsi gli inquirenti avevano inviato gli atti del procedimento che riguarda anche altre 45 persone, tutte accusate, a vario titolo, di aver realizzato discariche di rifiuti tossici e pericolosi, ma anche di disastro ambientale e avvelenamento delle acque.

L’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi non sarà imputato nel processo ‘Black mountains’, quello scaturito dall’indagine condotta dal procuratore della Repubblica di Crotone Raffaele Mazzotta e dal sostituto Pierpaolo Bruni sullo smaltimento illegale delle scorie tossiche provenienti dal vecchio stabilimento Pertusola sud. La sua posizione è stata infatti archiviata, per non aver commesso il fatto, dal Tribunale dei ministri di Catanzaro, al quale nei mesi scorsi gli inquirenti avevano inviato gli atti del procedimento che riguarda anche altre 45 persone, tutte accusate, a vario titolo, di aver realizzato discariche di rifiuti tossici e pericolosi, ma anche di disastro ambientale e avvelenamento delle acque. A cominciare dagli amministratori che nel tempo si sono succeduti alla guida dello stabilimento Pertusola come Vincenzo Mano, Antonio Pala e Carlo Francia; i quali, alla vigilia della messa in liquidazione della fabbrica, avrebbero pensato bene di liberarsi di circa 400 mila tonnellate di scarti provenienti dal processo produttivo dello stabilimento metallurgico, le famose ‘scorie di cubilot’, spacciandole come materiale da riempimento per sottofondi stradali ed altre opere di edilizia invece che inviarle in discarica accollandosi i costi dell’operazione. E così il cubilot, fornito gratuitamente dalla Pertusola ad alcune imprese private crotonesi che sarebbero state addirittura incentivate con un piccolo contributo per il costo del trasporto, è finito nei piazzali della scuola elementare ‘San Francesco’ in via Cutro, dell’Istituto tecnico commerciale di via Acquabona, della scuola elementare ubicata nel rione Pozzoseccagno a Cutro, ma anche di centri commerciali, alloggi popolari e villette private, strade e persino della Questura e della banchina di riva del porto di Crotone. Per raggiungere lo scopo i dirigenti di Pertusola avrebbero esercitato pressioni sul ministero dell’Ambiente facendo classificare le scorie come rifiuti non pericolosi nel decreto Ronchi. Per questa ragione l’ex ministro dell’Ambiente è finito sul registro degli indagati in compagnia del direttore generale dello stesso ministero Gianfranco Mascazzini, del capo di gabinetto Goffredo Zaccardi, del vice capo dell’ufficio legislativo Maurizio Pernice. Sono andati ad allungare l’elenco degli indagati anche due prefetti, Domenico Bagnato e Salvatore Montanari, nella loro qualità di ex commissari per l’emergenza ambientale nella regione Calabria; amministratori locali come l’ex sindaco Pasquale Senatore con il reggente Armando Riganello e l’ex presidente della Provincia Sergio Iritale oltre a una sfilza di funzionari dei due enti.
Per quanto riguarda l’ex ministro dell’Ambiente, dunque, il Tribunale dei ministri, accogliendo la richiesta di archiviazione avanzata dalla stessa Procura della Repubblica di Catanzaro, ha ritenuto che “i fatti per cui si procede non sono riconducibili a condotte commissive od omissive di Ronchi Eduardo”. Per il collegio giudicante (Cataldo Carmine Collazzo presidente, Abigail Mellace e Michele Sessa a latere) “dalla lettura degli atti emerge che la classificazione della scoria cubilot venne inserita nel catalogo dei rifiuti non pericolosi da apposita Commissione tecnica, sulle cui determinazioni l’allora ministro non poteva incidere, stante la natura particolarmente complessa sotto il profilo scientifico della questione, affidata alle valutazioni di esperti di massimo livello; inoltre, la nota del 9-3-1999, con la quale alcuni membri del gruppo di lavoro tecnico sollecitavano la necessità di riqualificare la scoria cubilot come rifiuto pericoloso, risulta indirizzata esclusivamente al capo di gabinetto del ministro, Goffredo Zaccardi, e che non emergono elementi sulla base dei quali poter affermare che la stessa fu portata a conoscenza del ministro, trattandosi peraltro di questione non di sua competenza, avendo essa ad oggetto problematiche tecniche di competenza dell’ufficio legislativo (e quindi materia propria dell’apparato amministrativo ed esulante dai compiti di indirizzo politico); relativamente all’omessa applicazione della decisione della Comunità europea n.53/2000 (con la quale veniva richiesto all’Italia di rivedere la classificazione dei rifiuti pericolosi e non pericolosi) devesi evidenziare che tale decisione risulta adottata in data 3 maggio 2000 e quindi in epoca successiva alla cessazione dalla carica di ministro dell’Ambiente da parte di Ronchi Eduardo, che data al 25 aprile 2000”.
A prescindere dalle valutazioni di merito sulla responsabilità dell’ex ministro, comunque, appare quanto meno singolare l’iter che ha contraddistinto questa parte della vicenda giudiziaria. L’archiviazione del procedimento a carico di Ronchi risale addirittura allo scorso 15 giugno, ma di quella decisione del Tribunale dei ministri di Catanzaro, stranamente, sono rimasti all’oscuro per tre mesi sia il giudice dell’udienza preliminare Gloria Gori davanti al quale nel frattempo è iniziato il processo, sia la Procura della Repubblica, sia, infine, il collegio di difesa. Tant’è vero che all’udienza del 13 luglio scorso gli avvocati hanno eccepito l’incompetenza funzionale del giudice Gori chiedendo che l’intero processo fosse celebrato dal Tribunale dei ministri di Catanzaro davanti al quale pendeva la posizione di Ronchi. Il giudice, non sapendo che nel frattempo il procedimento per l’ex ministro era già stato archiviato, si è riservata la decisione ma se avesse accolto l’istanza si sarebbe verificata una situazione a dir poco paradossale; il processo, infatti, sarebbe approdato a Catanzaro ma a quel punto il Tribunale avrebbe dovuto rispedire di nuovo gli atti al mittente avendo già deciso sulla posizione di Ronchi. E naturalmente sarebbero trascorsi mesi e mesi inutilmente.
(d.p.)