Cronaca

Il pentito Pino Vrenna condannato in Appello

Alla fine la condanna è arrivata, ma molto meno pesante di quella che aveva chiesto la pubblica accusa in considerazione delle gravi imputazioni che gli venivano contestate. La corte d’assise d’appello di Catanzaro (Petrini presidente, Commodaro a latere), a conclusione di un tortuoso iter giudiziario, ha inflitto una condanna a 6 anni e 8 mesi di reclusione a Pino Vrenna, l’ormai ex capo dell’omonima cosca crotonese che nelle scorse settimane ha deciso di collaborare con la giustizia mettendo in subbuglio non solo gli ambienti della criminalità organizzata ma anche quelli dei cosiddetti colletti bianchi.

Alla fine la condanna è arrivata, ma molto meno pesante di quella che aveva chiesto la pubblica accusa in considerazione delle gravi imputazioni che gli venivano contestate. La corte d’assise d’appello di Catanzaro (Petrini presidente, Commodaro a latere), a conclusione di un tortuoso iter giudiziario, ha inflitto una condanna a 6 anni e 8 mesi di reclusione a Pino Vrenna, l’ormai ex capo dell’omonima cosca crotonese che nelle scorse settimane ha deciso di collaborare con la giustizia mettendo in subbuglio non solo gli ambienti della criminalità organizzata ma anche quelli dei cosiddetti colletti bianchi. All’udienza di lunedì scorso l’uomo non ha assistito neppure in videoconferenza, come faceva in precedenza quando era sottoposto al regime carcerario del 41 bis; in aula è stato assistito da un legale d’ufficio, dopo la rinuncia del suo difensore, l’avvocato Mario Nigro.
Pino Vrenna, che è stato riconosciuto colpevole di associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti ed estorsione, era l’unico imputato ancora alla sbarra nel processo scaturito da due diverse operazioni: quella denominata ‘Tramontana’ del dicembre 2003 e quella denominata ‘O limen’ del luglio 2004 che hanno fatto luce su un cartello criminale che avrebbe controllato i traffici illeciti nel crotonese. Negli atti di quella indagine si afferma che Vrenna “aveva costituito una potente organizzazione criminale di stampo mafioso in grado di approvvigionarsi, grazie a precisi contatti con altri esponenti criminali del reggino e di varie province del nord Italia, di consistenti quantitativi di eroina e cocaina da immettere sul mercato crotonese attraverso una collaudata rete di spacciatori. Detta organizzazione criminale risulta capeggiata proprio dai cugini Vrenna Giuseppe e Sergio, oltre che dagli esponenti delle famiglie Corigliano e Bonaventura”.
Senonché, nel processo di primo grado, celebrato con il rito abbreviato, Pino Vrenna era stato assolto da quelle accuse insieme ad altri 18 imputati; in un primo processo d’appello, quindi, la corte aveva dichiarato l’inammissibilità del ricorso in base alla nuova legge sull’inappellabilità delle sentenze di assoluzione. La Procura di Crotone, tuttavia, ha proposto ricorso in Cassazione e i giudici della suprema corte hanno disposto la celebrazione di un nuovo processo d’appello, iniziato nel novembre dello scorso anno. In quella sede, il procuratore generale Sandro Dolce ha chiesto la condanna a 12 anni di reclusione per Pino Vrenna, ma mentre il processo si è concluso con la condanna di tutti gli altri imputati, la sua posizione è stata stralciata ed è stata definita all’udienza di lunedì scorso dalla corte d’assise d’appello che gli ha inflitto 6 anni e 8 mesi di reclusione, due dei quali, peraltro, Vrenna li ha già scontati.
Per questa vicenda il neo pentito si trovava a piede libero, anche se nel frattempo è stato raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere che gli è stata notificata nell’ambito dell’operazione ‘Heracles’ con accuse che, in gran parte, ricalcano quelle che gli venivano contestate nel processo ‘Tramontana’, come del resto aveva fatto rilevare in una eccezione l’avvocato Nigro. Proprio per sottrarsi a quel provvedimento Pino Vrenna nell’aprile del 2008 si era reso irreperibile; un anno dopo gli agenti della Mobile crotonese lo hanno individuato e catturato a Montalto Uffugo, in provincia di Cosenza.
(d.p.)