Cronaca

Non è fede la ricerca dello sballo natalizio

Lunedì mattina, a mezzogiorno, mons. Domenico Graziani, arcivescovo di Crotone - S. Severina, ha voluto intorno a sé gli organi di stampa per somministrare urbi et orbi un benaugurante ‘Messaggio di Natale’.

Lunedì mattina, a mezzogiorno, mons. Domenico Graziani, arcivescovo di Crotone – S. Severina, ha voluto intorno a sé gli organi di stampa per somministrare urbi et orbi un benaugurante ‘Messaggio di Natale’. La conferenza stampa, cui ha partecipato anche don Pietro Pontieri, si è tenuta non a caso nella Basilica Cattedrale, da un sobrio tavolino allestito nella navata che ospita l’icona della Madonna di Capocolonna, proprio sotto il presepe che, a quanto pare, era il vero protagonista dell’evento.
“La scelta del posto – ha infatti esordito don Pietro – è stata motivata dal fatto che nella programmazione pastorale dell’anno 2010-2011, il presepe è stato indicato come segno espressivo del tempo d’Avvento, secondo una tradizione religiosa e culturale tipiche della nostra comunità ecclesiale e delle nostre famiglie”.
Il presepe, quindi, come simbolo della comunità e, soprattutto, di una comunità di famiglie cementate dalla fede in Dio e nel Redentore, diventa in quest’anno pastorale il luogo di grazia da cui far partire un messaggio di Natale che riporti al centro dell’esistenza dell’uomo i valori di temperanza, di morigeratezza, di bellezza, di passione e di amore verso il prossimo che trovano alimento nell’olio santo dell’unica lucerna: quella di Gerusalemme.
“Di presepi ce ne sono tanti in giro – ha detto ancora nella sua introduzione don Pietro – ma io sono dell’avviso che dovremmo privilegiare solo quello che sentiamo veramente nostro. E penso inoltre – ha continuato prima di lasciare la parola al vescovo – che il presepe sia preferibile all’albero di Natale per due motivi: uno è quello che abbiamo detto prima, e l’altro, e lo dico da uomo della Sila, è che non si può sopportare ogni anno un’ecatombe di alberi che vengono letteralmente strozzati per farne dei semplici feticci da addobbare. Se volete provare un’emozione indescrivibile – ha concluso – andate a visitare in ottobre la Natività allestita nella Basilica di Betlemme”.
In tal senso, per il vescovo Graziani “la comunicazione ha un enorme valore dal punto di vista dell’Avvento e della Natività”. Per questo ci ha voluti al suo deschetto sotto il presepe il lunedì scorso: perché possiamo portare anche agli animi più semplici il contenuto tipico del Natale, che è la ricchezza della famiglia nella luce di Dio Padre. “L’arrivo del Natale – ha letto poi dal messaggio che presto sarà divulgato in tutta la diocesi – è essere consapevoli che Dio, attraverso il Verbo fatto carne, ci mette davanti agli occhi un messaggio chiaro: ‘Uomo ti amo, mi sono fatto carne per te, ho rinunciato alla mia regalità per essere come te, amare come tu mi ami, soffrire come tu soffri’. In virtù di questo grande dono, dovremmo preparare il nostro incontro con l’Amato. Attendendolo con trepidazione, curando ogni minimo dettaglio; solo rendendo intimo il nostro incontro con Gesù riusciremo a sentire la Grazia che lentamente, giorno dopo giorno, scende su di noi”.
Un rapporto intimo (“un incontro personale”, come lo ha definito il vescovo) da recuperare contro un lessico dell’amore “che ci è stato profanato”, e contro una sociologia della famiglia che “ahimè, parla tutt’altro linguaggio”. Perché nella famiglia, sì come si pone nel presepe, e come è nella realtà delle nostre marine, delle nostre campagne e delle nostre montagne, “traspare il divino” in quanto luogo d’elezione di decoro, di sprone legale, di equità e di appartenenza. Ecco che ‘desiderare’, con il Natale, deve trasformarsi (e magari durare tutto l’anno per tutti gli anni a venire) nella ricerca dell’altro e dei suoi bisogni in cui si trasfigura il Cristo, nella rincorsa, non di un futile regalo, ma di un’opportunità salvifica di darsi: come quel totum tuum con cui Giovanni Paolo II si rivolgeva alla Madonna.
PINO PANTISANO