Cronaca

Una guida per i giovani

“Prevenzione e promozione a scuola con gli adolescenti. Educazione tra pari e coaching motivazionale”. E’ il titolo del convegno tenutosi il 18 dicembre scorso presso la biblioteca del San Giovanni di Dio, promosso dalla cooperativa “Ruth” di Isola Capo Rizzuto e relativo al progetto “Ganesha”. Un progetto da attuare all’interno delle scuole con lo scopo di fornire un sostegno e delle linee guida agli adolescenti ed ai giovani, disinformati su una vasta gamma di tematiche, e portatori di un disagio dovuto anche alla società ed all’ambiente che li circonda ed in parte li attanaglia in una sorta di senso di solitudine-abbandono. L’incontro è stato introdotto dalla lettura, da parte del moderatore Santo Vazzano, presidente di Confcooperative di Catanzaro e Crotonemoderato, di una lettera di una liceale che ha sottolineato il disagio dei giovani, divenuti ormai troppo fragili e smarriti.

“Prevenzione e promozione a scuola con gli adolescenti. Educazione tra pari e coaching motivazionale”. E’ il titolo del convegno tenutosi il 18 dicembre scorso presso la biblioteca del San Giovanni di Dio, promosso dalla cooperativa “Ruth” di Isola Capo Rizzuto e relativo al progetto “Ganesha”. Un progetto da attuare all’interno delle scuole con lo scopo di fornire un sostegno e delle linee guida agli adolescenti ed ai giovani, disinformati su una vasta gamma di tematiche, e portatori di un disagio dovuto anche alla società ed all’ambiente che li circonda ed in parte li attanaglia in una sorta di senso di solitudine-abbandono.
L’incontro è stato introdotto dalla lettura, da parte del moderatore Santo Vazzano, presidente di Confcooperative di Catanzaro e Crotonemoderato, di una lettera di una liceale che ha sottolineato il disagio dei giovani, divenuti ormai troppo fragili e smarriti. Vazzano ha fatto il punto sull’importanza di relazionarsi coi giovani, comprendendone il vissuto e fornendo loro gli strumenti adatti alla crescita e al cambiamento. E’ seguito l’intervento dell’assessore provinciale all’istruzione, Gianluca Marino che, nel sottolineare l’impegno dell’Ente intermedio su problematiche quali la dispersione scolastica ed il disagio giovanile, ha affermato: “Vorremmo riuscire a capire perché sempre più spesso vediamo dei giovani travestiti da adulti. Dai dati elaborati dall’osservatorio giovanile, è emerso come siano aumentati i reati contro il patrimonio, legati per lo più alla dispersione scolastica. Ma di chi è la responsabilità? Si passa dalle famiglie, alla scuola fino alle istituzioni, tra cui on c’è ancora concertazione. Con il web poi – ha continuato – i ragazzi non socializzando direttamente e si isolano. E’ per questo che scuola, istituzioni e famiglie devono fare rete, anche se non è sempre facile. Il ragazzo ha bisogno di dialogare e di essere motivato, e le motivazioni di cui necessita devono arrivare dalla scuola”.
Il progetto è stato però tecnicamente illustrato da Carlo Sestito, direttore generale della cooperativa “Ruth”. Dai dati esposti risulta evidente che gli interventi tradizionali nelle scuole, inerenti le tematiche giovanili, sono inefficaci. Risulta, inoltre, che le fonti informative principali degli adolescenti, siano esse relative alla sfera sociale od a quella relazionale e di educazione sessuale, provengono in primis proprio dai coetanei stessi e non da famiglia o scuola. Il 29% dei ragazzi infatti, riferisce di non aver mai preso parte ad attività educative rilevanti ed il 14%, considera significative le azioni di educazione sessuale condotte dai coetanei. Dagli studi condotti, inoltre, è emerso che i ragazzi non recepiscono i messaggi tradizionali degli adulti in merito ad educazione o prevenzione, e perciò non si registrano significativi cambiamenti di atteggiamento. Da qui l’importanza dei buoni risultati ottenuti dalle ricerche dello studioso Alberto Pellai, in relazione alla “Peer education” ossia l’educazione tra pari.
“La finalità della metodologia dell’educazione tra pari – ha spiegato Sestito – è quella di promuovere il protagonismo degli adolescenti nella costruzione, valutazione e realizzazione di un percorso per la prevenzione del disagio socio-relazionale e socio-affettivo attraverso il gruppo dei pari e stimolare l’autostima e la consapevolezza”. “Il progetto, per il quale fondamentale sarà il sostegno ed il coinvolgimento di Comune, Provincia, Regione ed Asl – ha continuato-– partirà per il terzo anno delle scuole superiori, e proseguirà per gli altri due anni successivi; nel secondo anno poi, verrà realizzato una ricerca-progetto con i ragazzi. Il ‘Peer educator’, farà così da coach, insieme ai docenti-tutor”. E’ così prevista la costituzione di un comitato tecnico-scientifico, la selezione degli educatori, la creazione dei sopra citati docenti-tutor e quella di un gruppo di lavoro formato da insegnanti ed alunni e la gestione di una ricerca sulla scuola, il tutto da realizzare con la collaborazione di consulenti, referenti scolastici per valutazioni esterne ed esperti già inseriti in contesti istituzionali con funzioni di co-progettazione.
Le tematiche affrontate dai gruppi di lavoro saranno le più varie: dall’educazione sessuale al bullismo. “Questo è un progetto pilota, è quindi importate che sia monitorato e valutato in relazione ai risultati ed alla qualità – ha aggiunto Sestito – Sarà inoltre attivato nelle scuole, uno sportello di coaching motivazionale, con il quale si andrà a lavorare sulle risorse e potenzialità dei giovani aiutandoli a trovare dentro se stessi le radici del cambiamento, fornendogli gli strumenti per vivere meglio, integrando l’attività tra pari”.
Anche l’assessore comunale alla Pubblica istruzione, Rosa Maria Romano, dopo aver riportato la propria esperienza da amministratrice e da dirigente scolastico, ha evidenziato non solo l’incertezza verso il futuro dei giovani ma anche la necessità “di capire i ruoli ed i modi entro cui ci si deve muovere per l’attuazione del progetto, mettendosi a tavolino e dialogando con tutti i soggetti coinvolti, al fine di stabilire una scheda ad hoc ed un intervento mirato”.
Antonella Trocino