Cronaca

Il pentito Bonaventura chiede 2 milioni e mezzo di danni allo Stato

Ha deciso di abbandonare il programma di protezione ed ha chiesto un risarcimento di 2 milioni e mezzo di euro allo Stato, il collaboratore di giustizia crotonese Luigi Bonaventura, che alcuni mesi addietro è scampato ad un attentato mentre si trovava in una località protetta. Lo ha reso noto il difensore di Bonaventura, l’avvocato Giulio Calabretta, che nei giorni scorsi ha inviato al ministero dell’Interno, alla Presidenza del Consiglio dei ministri ed al Servizio centrale di protezione la richiesta di uscire dal programma di protezione e di risarcimento avanzata dal pentito. “Bonaventura - ha affermato l’avvocato Calabretta - ha deciso di uscire dal programma di protezione ma di continuare a collaborare con la giustizia.

Ha deciso di abbandonare il programma di protezione ed ha chiesto un risarcimento di 2 milioni e mezzo di euro allo Stato, il collaboratore di giustizia crotonese Luigi Bonaventura, che alcuni mesi addietro è scampato ad un attentato mentre si trovava in una località protetta. Lo ha reso noto il difensore di Bonaventura, l’avvocato Giulio Calabretta, che nei giorni scorsi ha inviato al ministero dell’Interno, alla Presidenza del Consiglio dei ministri ed al Servizio centrale di protezione la richiesta di uscire dal programma di protezione e di risarcimento avanzata dal pentito. “Bonaventura – ha affermato l’avvocato Calabretta – ha deciso di uscire dal programma di protezione ma di continuare a collaborare con la giustizia. La decisione è maturata dopo che il mio assistito è scampato ad un attentato che era stato organizzato da emissari della ’ndrangheta che si erano finti amici di Bonaventura e che avevano manifestato l’intenzione di volerlo aiutare ad integrarsi nella città dove viveva sotto copertura. Questa vicenda ha particolarmente scosso Bonaventura il quale ora vuole abbandonare il programma di protezione perché non si sente più sicuro. Se non ci saranno risposte – ha concluso il legale – ovviamente procederemo con una causa civile davanti al tribunale di Roma”.