Cronaca

Positivi da 10 giorni aspettano ancora l’Asp e il tampone molecolare. Loro a casa, ma tanti in giro

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Da diversi giorni sta cercando di contattare l’Asp per poter essere sottoposta a tampone molecolare e conoscere le sue reali condizioni e poter rientrare eventualmente nella sua città di residenza.
E’ quello che denuncia Katia, una signora che vive e lavora in Basilicata ma che ha trascorso le vacanze natalizie a Caccuri, suo paese di origine.
Qui prima il figlio (nella scorsa settimana) e poi lei hanno scoperto di avere il covid da un tampone rapido. La signora, con grande responsabilità, si è autoisolata in casa in attesa di essere sottoposta a tampone molecolare da parte dell’Asp. Ma si è scontrata con un sistema andato in tilt perché, nonostante l’anno trascorso, nulla è stato fatto nella sanità italiana e non solo in quella calabrese per poter migliorare.
“Oggi – scrive la signora Katia a il Crotonese – mi ritrovo a casa mia, proprio in Calabria, un luogo protetto e sicuro o almeno pensavo lo fosse, ed è proprio qui che sono incappata nel “nemico”. D’accordo, forse avrei potuto trovarlo ovunque, ma qui ulteriori ostacoli rafforzano la carica virulenta. Sì, perché per avere un medico disponibile (e non faccio riferimento al medico di base che probabilmente è stata l’unica a prodigarsi finora) anche solo telefonicamente, bisogna chiamare “in alto loco” ed essere raggiunti dalla grazia”.
La signora di Caccuri rivela che né lei né il figlio (che era stato contagiato da 10 giorni) sono stati sottoposti a tampone molecolare: “Sono ben 8 giorni che provo con l’Asp di Crotone, ma gli operatori forse sono talmente oberati di lavoro che, pur sentendo lo squillo continuo del telefono che da’ il segnale di libero, lasciano che lo squillo stesso sfoghi tutto il suo suono e la sua rabbia, chiedendomi magari se non dà loro pure fastidio!”.
Come avevamo scritto sull’ultima edizione de il Crotonese, ci sono solo quattro squadre Asp che eseguono i tamponi molecolari in tutto il territorio con un carico di lavoro eccessivo da poter essere svolto da solo otto persone. La conclusione è quella che rileva anche la signora Katia: “A questo punto penso che l’Asp non abbia ancora provveduto a richiamare molti pazienti che risultano positivi e che lo abbiano comunicato tempestivamente, così come non avranno ascoltato molti altri che avrebbero voluto farlo. Nel frattempo, i familiari rispettosi, si isolano come solo le persone corrette fanno… ma mi dico che finché non arriverà il beato controllo certificato Asp, finché non si farà la reale tracciabilità dei contatti, che poi a distanza di settimane avranno inconsapevolmente infettato altre decine di persone, cosa succede?”.