Dietro la notizia

Parigi, addio a Monsieur Pigeon, il clochard calabrese ‘angelo dei piccioni’

Giuseppe Belvedere, 76 anni ex commercialista era una istituzione di Beaubourg, è stato trovato morto nel suo furgone

"Gli angeli non muoiono". E invece Giuseppe Belvedere, il clochard italiano amico dei piccioni di Parigi – per tutti "Monsieur Pigeon" – se n’è andato a 76 anni, nel freddo di Parigi, solo nel vecchio furgone che era diventata da anni la sua casa. Accanto a lui, soltanto gli amici fedeli che non lo hanno abbandonato mai e che lui confortava, nutriva e curava, i piccioni.
E’ stato ritrovato morto nel furgoncino che gli serviva da casa, il 15 gennaio 2022. Ex commercialista finito in rovina, sfrattato, Giuseppe Belvedere, 76 anni di origini calabresi, era diventato negli anni un vagabondo, barba lunga, schiena curva e una quantità di piccioni sulle spalle, sulle mani e ovunque si sedesse per nutrirli. Nel quartiere di Beaubourg era diventato una figura familiare, amato da molti, detestato da altri che lo accusavano di dare un’immagine di trasandatezza della città
Per incontrare "Giuseppe", capelli bianchi e radi, molto curvo e con l’inseparabile carretto pieno di buste, borse e recipienti, bastava aggirarsi nel centralissimo quartiere di Beaubourg. Lo conoscevano tutti, la sua sagoma era familiare ai parigini. A chi lo amava e ne seguiva le peripezie e a chi lo detestava sostenendo che attirava sporcizia ed era contrario ad ogni decoro. Ma quello che lo annunciava, che lo rendeva riconoscibile a centinaia di metri di distanza era il nugolo di piccioni che lo seguiva, lo attorniava, lo precedeva e lo inseguiva. Lui li prendeva, li curava quando uno di loro aveva una zampa ferita o non riusciva più a volare. Quelli che curava li teneva in casa: "dicono che portano le malattie, non è vero – diceva in un documentario su di lui girato dall’amica e sostenitrice Diane Richard – sono gli uomini che hanno le malattie". 
 Film e documentari sulla sua vita in parte misteriosa sono stati pubblicati in questi anni, diffusi su tv e social. Il più celebre è Monsieur Pigeon del regista svizzro Antonio Prata. Un’associazione, "Gli amici di Giuseppe", era alla base di tutto, comprese le petizioni in favore dell’uomo, un italiano finito in rovina dopo una carriera di commercialista a Parigi. Dopo tanti anni, per motivi che spiegava in modo un po’ confuso, di una vita di lavoro gli era rimasta una vecchia Mercedes ormai da rottamazione e il furgone in cui si rifugiava la notte con i piccioni da curare. E sarebbe stato proprio l’amore per quei volatili, che ospitava anche nell’alloggio popolare che gli era stato assegnato dal Comune di Parigi, a causarne l’espulsione una decina di anni fa. Gli abitanti del quartiere non erano unanimi nell’apprezzamento e nell’affetto per Giuseppe, originario della Calabria dove aveva dei figli e anche dei nipotini. In molti lo detestavano incolpandolo di sporcizia e mancanza di decoro, lo evitavano, alcuni commercianti lo trattavano male. Raccontava di essere stato aggredito una cinquantina di volte. Ma la maggior parte della gente lo amava, sui social era protagonista continuo di iniziative, addirittura mostre di foto. In suo favore, sono state lanciate tante petizioni, una alla "première dame" di Francia, Brigitte Macron, per chiedere sostegno e un tetto per l’inverno al malandato clochard.