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Ndrangheta, nuovo progetto di attentato contro Gratteri. Il magistrato conferma

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La ‘ndrangheta avrebbe progettato un attentato alla vita del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri. La segnalazione, arrivata diverse settimane fa da un paese estero, secondo quanto scrive oggi "Il Fatto quotidiano", sarebbe rimasta, fino a oggi, riservata solo agli ambienti investigativi e istituzionali. I servizi di sicurezza del paese straniero avrebbero appreso la notizia in seguito a intercettazioni. Di conseguenza le misure di protezione a tutela del magistrato, già in passato oggetto di minacce, sono state rafforzate. Gratteri è stato in corsa fino a ieri per la carica di procuratore nazionale antimafia.
Il magistrato ha confermato il nuovo allarme sulla sua sicurezza e il rafforzamento delle misure a sua tutela ma non ha inteso rilasciare dichiarazioni.
Il Copasir, comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, si è attivato per ottenere tutte le informazioni disponibili sul progetto di attentato. Secondo quanto apprende l’AGI, il comitato era all’oscuro dell’allarme giunto dall’estero e svelato stamani dal "Fatto quotidiano". Sono stati, pertanto, attivati tutti i canali istituzionali per acquisire i dettagli e sollecitare le opportune misure di sicurezza, già rafforzate nelle scorse settimane.
Da oltre trent’anni Gratteri vive costantemente sotto scorta, con un livello di attenzione sempre crescente. Il magistrato, considerato tra i massimi esperti nella lotta alla ‘ndrangheta, non ha mai avuto una vita privata “normale”. Nelle sue poche uscite pubbliche, ha sottolineato di non avere una vita sociale da tempo. Troppi i rischi segnalati da pentiti e collaboratori di giustizia, oppure emersi da intercettazioni e inchieste giudiziarie.
L’ultima segnalazione era arrivata poco più di un anno fa, quando le auto blindate del noto magistrato sono state sostituite da Suv corazzati, con una sorveglianza rafforzata, percorsi pianificati con attenzione, dispositivo di protezione aumentato. Una scelta che fu adottata dal comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, fino alla decisione di annullare per alcuni mesi tutti gli incontri pubblici.
Durante la lunga carriera di Gratteri, nel mirino della mafia calabrese sarebbe finito anche uno dei figli, come raccontò in un’aula di tribunale il collaboratore di giustizia Antonio Cataldo: “Volevano simulare un incidente, una disgrazia. Dopo non ho saputo più nulla di questo attentato”, aveva detto. Il 2020 è stato l’anno orribile per il procuratore di Catanzaro. Il primo allarme a gennaio, quando il livello di rischio fu aumentato blindando le finestre del suo ufficio e aumentando dotazioni e sistemi di sorveglianza, con l’utilizzo di auto a prova di bombe. A parlare di un progetto di attentato al procuratore erano stati Antonio e Natale Ribecco, fratelli di San Leonardo di Cutro, ritenuti esponenti del clan Mannolo.
A luglio il nuovo allarme, quando sarebbe stata la cosca di ‘ndrangheta dei Mancuso di Limbadi a progettare un attentato nei confronti di Gratteri. La ‘ndrina avrebbe incaricato un uomo di fiducia di portare a termine il piano omicida, studiato affidato ad un killer residente a Belvedere Marittimo, in provincia di Cosenza. Ovviamente questi sono solo alcuni degli allarmi nati intorno al magistrato, su ognuno dei quali sono state avviate le indagini della procura di Salerno, competente per territorio. Quel che è certo è che Nicola Gratteri è personaggio scomodo per la ‘ndrangheta. Contro di lui sono stati registrati diversi progetti di attentato, tutti fortunatamente individuati grazie alle attività investigative e informative. L’ultima segnalazione di oggi rappresenta la conferma di questa “attenzione” pericolosa nei confronti del procuratore costretto a vivere senza libertà di muoversi. Fino a giovedì era candidato alla guida della Procura nazionale antimafia.