Cronaca

Dottori cubani, perplessità degli Ordini dei medici della Calabria

Nota congiunta dei cinque presidenti provinciali contro decisione di Occhiuto: mancata ogni interlocuzione

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“Esprimiamo forti perplessità in merito alle garanzie di qualità nell’assistenza che verrà fornita da questi operatori sanitari stranieri”. Lo scrivono in una nota congiunta i Presidenti degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri della Calabria – Vincenzo Ciconte (Catanzaro), Enrico Ciliberto (Crotone), Eugenio Corcioni (Cosenza), Antonio Maglia (Vibo Valentia) e Pasquale Veneziano (Reggio Calabria) – in merito all’accordo siglato dalla Regione per l’arrivo di 500 medici cubani .
“In relazione all’indiscutibile carenza di personale sanitario operante nella nostra regione – si legge nella nota -, sarebbe stata opportuna una interlocuzione propositiva con le istituzioni ordinistiche, che avrebbero saputo fornire il proprio contributo nell’affrontare tale problematica, così come di recente dimostrato, con molto lavoro e sacrificio, nelle attività di monitoraggio, verifica e controllo inerenti all’obbligo vaccinale!”.
I presidenti degli ordini dei medici della Calabria puntano l’attenzione sulla deroga utilizzata da Occhiuto legandola alla necessità di garantire la qualità nell’assistenza. “La norma che si cita – scrivono -, riguardante una deroga temporanea alle procedure consuete che sono richieste per il riconoscimento dei titoli conseguiti in paesi stranieri, non vuol dire che tale riconoscimento non è necessario, ma soltanto che detta norma sposta l’onere di effettuarlo dal Ministero alle Regioni. In ogni caso, i titoli vanno rigorosamente verificati per poter esercitare la professione in Italia e in Calabria sempre con regole trasparenti e procedure certe, evitando il pericolo di sfociare nell’esercizio abusivo e, di fatto, di sfasciare l’intero sistema che regola l’esercizio di questa professione e che per il resto non è cambiato”.
Fondamentale secondo i 5 presidenti è la conoscenza della lingua italiana e delle procedure di legge: “la mancanza, ma anche la sola insufficiente conoscenza di questo strumento essenziale di comunicazione, può risultare drammaticamente dannosa e ritardare o non individuare tempestivamente diagnosi e cure appropriate o, peggio, perdere vite umane anziché salvarle. Così come è molto preoccupante l’inevitabile ignoranza riguardante le nostre pratiche di medicina legale (ad esempio: i referti che per legge è obbligatorio vengano redatti dal professionista che ha constatato il fatto, la certificazione formale della morte ecc.) da parte di colleghi stranieri, al pari di tante regole in materia sanitaria che il nostro sistema sanitario pone a tutela dei cittadini, che hanno il diritto di trovare competenza e non solo un pronto soccorso aperto”,
Gli Ordini chiedono che “vengano vagliate prima altre soluzioni e percorsi che tengano conto, intanto, del coinvolgimento dei medici di continuità assistenziale, degli specializzandi (non solo dell’unica Facoltà di Medicina calabrese), dei medici in formazione per la medicina generale, dei medici in quiescenza, ecc. e soprattutto che si facciano reali ed attrattive manifestazioni di interesse nei confronti di nostri iscritti che lavorano in altre regioni d’Italia”.
“È necessario – conclude la nota – che ogni professionalità sanitaria attualmente operante nelle nostre strutture, ad ogni livello di impegno e ruolo, venga realmente incentivato, nel rispetto delle norme italiane ed europee vigenti, a poter fornire un contributo supplementare volontario, teso al raggiungimento degli obiettivi di assistenza sanitaria poste dalla Regione Calabria”.