Cronaca

Percolato nel fiume: dopo 5 giorni ancora nessuna attività certa di bonifica

Alla Regione Calabria stanno aspettando ancora il piano di intervento della Bieco che era stato promesso per domenica.

ponte ferrovia fiume nicà

SCALA COELI – Sono trascorsi 5 giorni dall’incidente ed ancora non sono iniziate le operazioni di bonifica dei corsi d’acqua dal percolato fuoriuscito giovedì 22 giugno dalla discarica privata della Bieco situata in località Pipino. Sabato pomeriggio, dopo un confronto tra il proprietario dell’impianto, Eugenio Pulignano, ed il direttore del Dipartimento ambiente della Regione Calabria, Salvatore Siviglia – giunto a Scala Coeli insieme a diversi dirigenti della Cittadella – si era convenuto che l’azienda avrebbe proceduto alla bonifica a proprie spese (come prevede la legge) e che entro domenica sarebbe stato inviato un piano di intervento per eliminare il percolato lungo i quasi 6 km del torrente Patia il cui corso d’acqua è stato bloccato con argini artificiali per evitare che torni a contaminare il fiume Nicà.

Il direttore del Dipartimento ambiente della Regione Calabria, sabato scorso aveva chiesto alla Bieco di procedere il più velocemente possibile per evitare che il percolato finisse nella falda acquifera che alimenta i pozzi usati nelle campagne e nelle aziende zootecniche causando danni irreparabili. Per questo, era stato deciso sabato, l’azienda avrebbe dovuto inviare nella mattinata di domenica un piano di bonifica per permettere poi alla Regione di verificarlo ed autorizzare lo smaltimento del percolato presso la Iam di Gioia Tauro che si era resa disponibile a operare anche di domenica per superare l’emergenza. Domenica, però, non è arrivato alcun piano alla Regione. Dal dipartimento ambiente fanno sapere che il piano dovrebbe arrivare nella mattinata di lunedì. Nel frattempo sul sito sono arrivate circa 15 autobotti che operano nella discarica dove è stato creato un altro argine per bloccare il percolato.
Di tutto quello che sta avvenendo e che dovrebbe avvenire, però, non sono stati informati i sindaci e i proprietari di aziende agricole e zootecniche che da 5 giorni non possono usare l’acqua per via dell’ordinanza di divieto precauzionale emessa dai primi cittadini di Crucoli e Cariati. Sindaci che aspettano anche di conoscere i dati ufficiali delle analisi eseguite da Arpacal sui corsi d’acqua e sulle acque marine per poter eventualmente revocare i divieti di balneazione (per 1 km a destra e sinistra dalla foce del Nicà), di pesca e di uso dell’acqua per irrigare i campi ed abbeverare gli animali. 

“Questo è gravissimo- dice Nicola Abruzzese, del circolo Legambiente Nicà – il territorio deve sapere cosa stanno facendo e cosa faranno nei prossimi giorni. C’è troppa approssimazione: neanche i sindaci hanno un atto ufficiale sul cronoprogramma della bonifica. Stanno facendo tutto verbale e niente di ufficiale”. Sarebbe probabilmente stato più opportuno che la Regione Calabria, attraverso un’ordinanza di protezione civile, avesse preso in mano direttamente la gestione dell’emergenza – imputando le spese alla Bieco – anziché affidarsi per la bonifica all’azienda che ha provocato il danno. Un po’ quello che aveva fatto intendere il presidente della Provincia di Crotone (sul cui territorio si stanno registrando gli effetti negativi dell’accaduto). Sergio Ferrari sabato aveva sostenuto di operare subito in danno: "Nel caso di ritardi dobbiamo operare in danno della Bieco altrimenti continuiamo a fare chiacchiere ed il percolato va nelle falde”
Intanto il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, in un’intervista rilasciata alla Tgr regionale ribadisce: “La discarica di Scala Coeli deve essere chiusa. E’ da 30 anni che chiediamo un cambio di passo in Calabria. Hanno governato tutte le maggioranze, ma nessuna è riuscita a venirne a capo. Perché si è sempre dato seguito al volere di chi gestiva gli impianti e li gestisce ancora, a Scala Coeli come nel Crotonese”.