Il maxi processo

Glicine: la cupola politico affaristica alla sbarra. Il processo rischia la frantumazione in più tronconi

Davanti al gup 126 imputati coinvolti nell'indagine della Dda. Le difese chiedono di separare il procedimento

operazione glicine

E’ appena iniziato davanti al giudice distrettuale dell’udienza preliminare ma rischia già di essere spezzettato in più tronconi il maxi processo alla cupola politico affaristica, collegata in alcuni casi alle cosche di ’ndrangheta, in grado di condizionare le amministrazioni pubbliche locali e regionali, orientare il voto, decidere nomine e appalti.
Quello, in particolare, scaturito dalla cosiddetta operazione Glicine-Acheronte scattata nel giugno dello scorso anno, quando i carabinieri eseguirono 41 misure cautelari a carico di altrettante persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa e associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione.

126 imputati

A conclusione dell’indagine condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, il procuratore facente funzioni Vincenzo Capomolla e i sostituti Domenico Guarascio e Paolo Sirleo hanno avanzato richiesta di rinvio a giudizio per 126 imputati, tra i quali spiccano nomi eccellenti della politica calabrese come l’ex presidente della giunta regionale Mario Oliverio, l’ex vice presidente Nicola Adamo, l’ex consigliere regionale Vincenzo Sculco (da giugno scorso sottoposto ai domiciliari) e la figlia Flora Sculco, a sua volta ex consigliera regionale, che secondo l’accusa avrebbero costituito “un gruppo stabile e strutturato promosso, diretto e organizzato da soggetti politici, amministratori pubblici, imprenditori ed intermediari di imprese al fine di commettere una serie indeterminata e continua di delitti contro la pubblica amministrazione, in particolare nell’ambito regionale calabrese e crotonese in particolare”.
Fra gli indagati figurano, ancora, l’ex assessore comunale di Crotone Giancarlo Devona e l’attuale sindaco di Rocca di Neto Alfonso Dattolo, gli imprenditori Giovanni Mazzei, Raffaele Vrenna e il fratello Gianni, rispettivamente ex presidente e attuale presidente dell’Fc Crotone.
E ancora dirigenti della Regione Calabria e dell’Azienda sanitaria provinciale di Crotone. Quindi il boss dell’omonima cosca di Papanice Mico Megna e un nutrito gruppo di affiliati coinvolti in un filone d’indagine parallelo, considerato che il locale di ‘ndrangheta dei papaniciari “aveva rapporti sistematici con la pubblica amministrazione – spiegò in quel frangente l’allora procuratore Gratteri – che partono dal 2014 fino al 2020. Una pubblica amministrazione asservita all’organizzazione ‘ndranghetistica con rapporti diretti con la politica regionale”.

Separare i processi

Proprio l’accostamento tra vicende che riguardano essenzialmente la pubblica amministrazione ed altre che attengono alla criminalità organizzata locale potrebbe determinare lo sdoppiamento del processo.
Al giudice Sara Merlini, che lunedì 6 maggio nell’aula bunker di Lamezia Terme, l’unica che può contenere un così alto numero di imputati e avvocati, ha aperto l’udienza preliminare, sono state presentate una serie di eccezioni preliminari tra le quali quella proposta dagli avvocati Vincenzo Ioppoli e Francesco Verri che hanno chiesto di separare dal processo la posizione di Gianni Vrenna, Alessandro Brutto ed Enzo Calfa dal momento che non sono accusati di reati di criminalità tanto meno aggravati da modalità mafiose.
Gianni Vrenna e il fratello Raffaele, così come gli ad delle società del gruppo rispondono infatti di traffico illecito di rifiuti, frode in pubbliche forniture, turbata libertà del procedimento amministrativo, in sostanza avrebbero fittiziamente trattato i rifiuti negli impianti di Crotone e di Corigliano-Rossano per poi smaltirli illegalmente nelle discariche di Columbra e di Celico.
Il periodo è quello tra il 2017 ed il 2019. Va da sè che se il gup Merlini dovesse accogliere l’eccezione anche altri imputati seguirebbero la stessa sorte; delle stesse accusa rispondono infatti il consigliere di Sovreco, Valentino Bolic; Domenico Pallaria, all’epoca dei fatti direttore generale del dipartimento della Presidenza della Regione; Orsola Reillo e Antonio Angruso, allora rispettivamente direttore generale e dirigente del dipartimento regionale Ambiente e Territorio; l’ex assessore regionale all’Ambiente Antonietta Rizzo.

Non solo. Altri imputati sono accusati di reati contro la pubblica amministrazione e non già per fatti di criminalità, comune o mafiosa. E’ il caso dell’ex vice presidente della Regione Calabria Antonella Stasi, finita a processo insieme a due carabinieri per un presunto accesso illegale, avvenuto nel 2016, alla banca dati delle forze delle ordine per avere informazioni su tre persone che la stessa imprenditrice intendeva assumere nelle sue aziende. Anche per Stati gli avvocati Ioppoli e  Verri hanno chiesto la separazione del procedimento.

Eccezioni sulle parti civili

Tra le questioni sollevate in aula dal collegio difensivo c’è poi quella che riguarda le costituzioni di parte civile. Tra le 26 parti offese individuate dalla Procura distrettuale si sono costituite davanti al gup i ministeri dell’Ambiente, dell’Interno, della Giustizia, la Regione Calabria, la Provincia e il Comune di Crotone, l’Azienda sanitaria provinciale e un’associazione antiracket.
Tra tutti, gli avvocati della difesa hanno chiesto l’esclusione della Regione Calabria e del Comune di Crotone che a loro dire non risultano né parti offese né danneggiati da alcuno del lungo elenco di reati contestati dalla pubblica accusa.
Su tutte le questioni preliminari il giudice Merlini deciderà con apposita ordinanza alla prossima udienza, fissata per il 15 maggio, quando è prevista anche la requisitoria dei pubblici ministeri.

Del nutrito gruppo di difensori fanno parte oltre a Ioppoli e Verri, gli avvocati Franco Coppi, Francesco Gambardella, Mario Nigro, Aldo Truncè, Tiziano Saporito, Vincenzo Cardone, Gregorio Viscomi, Mario Germinara, Nicola Rendace, Sergio Rotundo, Massimiliano Bianchi, Antonello Talerico, Giuseppe Pitaro, Piero Pitari, Leo Sulla, Renzo Cavarretta, Roberto Coscia, Fabrizio Salviati, Mario Lucente, Viviana Iuliano, Pino Napoli.