Cronaca

No a fuochi artificiali alle feste patronali per rispetto profughi ucraini

Le indicazioni del vescovo di Crotone alle comunità parrocchiali della diocesi anche per evitare di 'bruciare' soldi in un periodo di crisi economica

vescovo angelo panzetta22

CROTONE – Niente fuochi artificiali per rispetto ai profughi ucraini e per evitare di ‘bruciare’ soldi in un periodo di crisi, ma anche la devoluzione del 10% degli incassi delle feste patronali alla Caritas diocesana. Sono le indicazioni contenute nel messaggio inviato dal vescovo di Crotone, monsignor Angelo Panzetta, a tutte le comunità parrocchiali della diocesi che si apprestano ad organizzare le feste patronali dopo la fine dello stato di emergenza sanitaria.
Si tratta di indicazioni che il vescovo offre dopo aver ascoltato il Consiglio Presbiterale e che chiede siano “tenute in gran conto da tutti, soprattutto dai parroci, dai consigli pastorali e dai comitati che si costituiscono per l’organizzazione delle feste”.
Il vescovo spiega che i criteri fondamentali per organizzare le feste delle nostre comunità sono tre: l’attenzione all’evangelizzazione della pietà popolare; la sobrietà per vivere la festa con la responsabilità di comunità che usano con discernimento il denaro; la solidarietà per vivere la gioia di condividere con i poveri, soprattutto per chi ha perso tutto nella guerra, come tanti fratelli Ucraini.
Da qui nasce la proposta che il vescovo sottopone “al discernimento di tutte le realtà ecclesiali che sono coinvolti nell’organizzazione delle feste”. Come “scelta di sobrietà e in vista della condivisione, anche per rispetto nei confronti dei numerosi profughi ucraini, per i quali i botti ricordano il dramma del fragore delle bombe che sta distruggendo il loro paese, quest’anno le comunità potrebbero sospendere la programmazione dei fuochi pirotecnici. Si tratta di una scelta (già adottata spontaneamente da alcune parrocchie) che mi pare degna di essere presa seriamente in considerazione da tutti. In ogni caso, penso che sarebbe difficile da sostenere eticamente anche la scelta, operata in tempo di crisi e di povertà diffusa, di “bruciare” somme consistenti di denaro anche per luminarie dispendiose o per spettacoli che risultino economicamente troppo onerosi”.
Inoltre, monsignor Panzetta Da una indicazione normativa, “che deve essere rispettata in tutte le feste religiose: una percentuale dell’intera somma, pari al 10% delle offerte raccolte per la festa, dovrà essere destinata alla caritas parrocchiale, attraverso la quale la comunità avrà la possibilità di fare in modo che la gioia festiva si trasformi in concreta solidarietà con i poveri del territorio e più ampiamente con le esigenze del mondo”.