Cronaca

Amp Capo Rizzuto, prima schiusa di tartarughe, i volontari Wwf aiutano i piccoli a prendere il mare

tartaruga

E’ costata fatica trovarli tutti, ma alla fine i volontari del Wwf ci sono riusciti, cosicché i neonati di caretta caretta hanno potuto prendere per la prima volta il mare.
Una nota della sezione regionale del World Wildlife Fund informa che "a distanza di pochi giorni dal sequestro, da parte di Polizia e Guardia costiera, di un ordigno esplosivo che era stato collocato tra gli scogli della frazione Le Castella, all’interno dell’area marina protetta Capo Rizzuto, per un atto di sconsiderata pesca di frodo, dalla stessa località, quasi a fare da contrappeso al tentativo di aggressione al patrimonio naturalistico della Riserva, è giunta la notizia della prima schiusa di un nido di tartaruga marina caretta caretta".
"Purtroppo – prosegue la nota – la presenza di un potente faro, posizionato non lontano dal nido dove la tartaruga, non vista da nessuno, aveva nidificato verso la fine di giugno, aveva attirato verso di sé i neonati che, anziché dirigersi verso il mare, si erano spinti in direzione opposta". A questo punto si è rivelata "provvidenziale la presenza di un frequentatore della spiaggia, che, nonostante la tarda ora, si è messo subito in contatto con il responsabile locale dell’organizzazione aggregata del Wwf crotonese, Paolo Asteriti".
La ricerca delle piccole tartarughe non è stata facile per via del buio ed ha costretto i volontari a portare avanti "l’ispezione di un ampio tratto di arenile fino alle due e trenta di notte", cioè "non prima di aver recuperato e messo in mare oltre venti neonati di caretta caretta" scrive il Wwf, "con l’impegno di ritornare nelle prossime notti per accertare la probabile presenza di altri piccoli".
Nel frattempo continua l’attività di monitoraggio di ampi tratti del litorale calabrese alla ricerca di nuovi nidi di tartaruga marina, dopo quelli già scoperti e messi in sicurezza, nell’ambito del progetto TartAmar, reso possibile dalla partecipazione di decine di volontari (come nel caso di Le Castella), e che gode della supervisione scientifica del Dibest dell’Università della Calabria.