Cronaca

Il ‘superpoliziotto’ Renato Cortese rientra in servizio, il Governo gli affida il vertice dell’Ufficio centrale ispettivo del Viminale

Renato-Cortese

Il Consiglio dei ministri “ha deliberato il rientro dalla posizione di disponibilità del dirigente generale di pubblica sicurezza Renato Cortese, per il conferimento delle funzioni di Direttore dell’Ufficio centrale ispettivo del Ministero dell’interno”.
Cortese era stato rimosso dall’incarico di questore di Palermo dopo la condanna in primo grado per il caso del trattenimento e dell’espulsione dall’Italia di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Muktar Ablyazov. Condanna poi ribaltata dalla corte d’Appello di Roma che il 9 giugno scorso lo ha assolto con formula piena "perché il fatto non sussiste".
Originario di Santa Severina, provincia di Crotone, Cortese, il cosiddetto superpoliziotto, è stato uno dei protagonisti della cattura, l’11 aprile 2006 in una masseria nelle campagne di Corleone, del padrino di cosa nostra, Bernardo Provenzano, latitante da 43 anni, e dell’arresto di numerosi altri superlatitanti delle cosche.
Da mesi era in attesa di essere reintegrato in un incarico operativo. Molti lo avrebbero voluto alla guida della prefettura di Palermo, città che gli ha conferito di recente la cittadinanza onoraria. Ma il Governo, riunito lunedì sera sotto la presidenza di Giorgia Meloni, ha preferito affidargli il vertice dell’Ufficio centrale ispettivo del Viminale, spostando a Palermo l’attuale prefetto di Catanzaro, Maria Teresa Cucinotta.