Cronaca

Esposta l’auto distrutta della scorta di Falcone: simbolo per scuotere le coscienze

Crotone, resterà davanti al Tribunale fino alla mattina del 31 gennaio. Tina Montinaro ai giovani crotonesi: non abbassate la testa contro la mafia, sono loro che devono andarsene via non voi

CROTONE – “Quella bomba a Capaci è entrata in casa mia, ma io ho voluto dimostrare ai mafiosi che non ci hanno fatto niente e tutti a trent’anni di distanza si ricordano di Antonio, Vito e Rocco, Giovanni e Francesca mentre di loro sanno solo che sono bestie e animali che fanno del male”. In questo modo Tina Montinaro, moglie del caposcorta del giudice Falcone deceduto nella strage di Capaci, ha parlato a centinaia di studenti presenti nel piazzale del Tribunale di Crotone dove fino a domani 31 gennaio resterà esposta la teca con il relitto della Quarto Savona Quindici, nome in codice della Fiat Croma nella quale il 23 maggio 1992 morirono gli agenti Rocco Di Cillo, Antonino Montinaro e Vito Schifani.
L’arrivo dell’auto, divenuta simbolo della lotta alla criminalità, è stato organizzato dall’associazione “E’ solidarietà” di Crotone nell’ambito di un più vasto progetto che porterà nei prossimi giorni magistrati e vertici delle forze dell’ordine a confrontarsi con gli studenti. La presenza del relitto della Quarto Savona Quindici ha spiegato Tina Montinaro, presidente dell’associazione che porta il nome in codice dell’auto, serve a “scuotere le coscienze dei giovani che nel 1992 non erano neppure nati”. “Voi dovete essere migliori di noi – ha proseguito – perché noi ci siamo girati da altra parte per tanti motivi. Voi dovete tenere lontano i mafiosi. Non dovete permettere a nessuno di farvi abbassare la testa perché loro si mangiano il vostro territorio. Sono loro che devono andare via da Crotone, non voi”.
Il Questore di Crotone, Marco Giambra, ha lanciato un appello: “Per la legalità i buoni propositi non bastano. Auspico che questa giornata sia un punto di partenza per una svolta del territorio. Si deve abbandonare l’atteggiamento di apatia, indifferenza e rassegnazione e, come avvenuto in Sicilia, chi subisce dalla criminalità organizzata deve ribellarsi collaborando con le forze dell’ordine”. Invito ribadito dal procuratore della Repubblica di Crotone, Giuseppe Capoccia: “Questo non è posto per farsi i selfie. Questa è la testimonianza che quando i buoni si voltano da altra parte i pochi che fanno il loro dovere finiscono così. E non deve accadere più”.
Soddisfatto Maurizio Principe, presidente di E’ solidarietà: “è stata una bella risposta di Crotone che dice no a qualsiasi tipo di violenza. Una grande dimostrazione da parte dei ragazzi di tutta la provincia che hanno voluto simbolicamente abbracciare Tina Montinaro, le forze dell’ordine e della magistratura. Crotone c’è è il messaggio che è passato”.