Cronaca

Ndrangheta: i carabinieri bloccano la riorganizzazione della cosca di Cirò

I dettagli dell'operazione che ha portato all'arresto di 31 persone. La locale dopo il colpo subito con l'indagine Stige aveva ripreso il controllo del territorio

CIRO’ MARINA – La cosca di Cirò si stava riorganizzando dopo il duro colpo subito nel 2018 con l’operazione Stige ed aveva ripreso con forza il controllo del territorio tanto che con i soldi che entravano nella ‘bacinella’ si garantivano gli stipendi degli affiliati, mantenevano le famiglie dei detenuti e sono serviti anche a pagare il matrimonio della figlia di un capobastone.

Il dopo Stige

E’ quanto ha rivelato l’indagine dei Carabinieri del comando provinciale di Crotone che ha portato nella mattina del 16 febbraio all’esecuzione di 31 misure cautelari (26 in carcere e 5 ai domiciliari) per altrettante persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere di tipo mafioso, possesso di armi e di sostanze esplodenti. Le indagini, iniziate nel giugno 2019, anche grazie a denunce delle vittime, costituiscono la naturale prosecuzione dell’operazione Stige del gennaio 2018 e hanno permesso di raccogliere indizi, riguardanti le dinamiche criminali della Locale di Cirò.

L’attività, frutto di due autonome indagini avviate dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Crotone e dall’Aliquota Operativa del Norm della Compagnia di Cirò Marina, coordinata dalla Dda di Catanzaro ha riscontrato la capacità della cosca di Cirò di ricompattarsi dopo il duro colpo inferto dall’operazione Stige nel 2018. In particolare è emersa la presenza di nuove leve inserite nell’organigramma della cosca che veniva considerata, ancora, punto di riferimento nel territorio per avere giustizia a seguito di furti o danneggiamenti. Le intercettazioni ed il monitoraggio svolto dai carabinieri ha riscontrato l’interessamento degli affiliati più rappresentativi della cosca su richiesta delle vittime di furti o di altri reati per rientrare in possesso dei loro beni.

Controllo economico

La locale di Cirò, secondo quanto emerso dalle indagini, deteneva il controllo del territorio attraverso la forza intimidatrice, come dimostrato in diversi episodi estorsivi ai danni delle attività imprenditoriali con l’intento di monopolizzare, sotto il profilo economico, interi settori commerciali, mediante l’apertura di nuove realtà economiche gestite dagli affiliati, da loro familiari o da altri prestanome. Secondo quanto emerso la concorrenza veniva messa a tacere anche violentemente, attraverso vessazioni ed intimidazioni estorsive, in particolare nel settore merceologico dell’ortofrutta. La cosca aveva a disposizione armi da guerra ed esplosivi che sono stati in parte sequestrati. L’attività investigativa ha verificato l’esistenza di una “bacinella”, a cui attingere per pagare gli stipendi agli affiliati, per sostenere economicamente le famiglie dei detenuti e corrispondere le relative spese legali, nonché per garantire economicamente lo svolgimento delle nozze della figlia del capo della Locale di Cirò.

La cellula in Germania

Come era già stato evidenziato nell’operazione Stige anche in questa attività investigativa, la locale di Cirò aveva una cellula in Germania ed il controllo che esercitava sui porti di Cariati e Cirò Marina dove gestiva l’intera filiera costringendo i pescatori a consegnare loro il pescato fresco ai prezzi imposti; pescare solo le tipologie di pesce decise, tralasciando le altre; utilizzare i magazzini per lo stoccaggio del pescato e le attrezzature per la pesca (esche in special modo), da loro esclusivamente messi a disposizione e consegnati; obbligando i titolari delle pescherie sia di Cirò che di Cirò Marina a ricevere e ad acquistare il pesce esclusivamente da loro a prezzi di rivendita decisi dagli affiliati alla cosca. L’indagine ha interessato anche la ndrina Giglio inserita nella locale di Strongoli, ma anche le ndrine di Cariati e Mandatoriccio subordinate alla locale di Cirò. Gli elementi raccolti si sono basati su intercettazioni telefoniche e ambientali, sulle denunce delle persone offese, oltre che su riscontri connessi allo sviluppo di attività di osservazione e pedinamento.