Cronaca

Naufragio migranti: nella camera ardente è il giorno dello strazio (VIDEO)

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CROTONE – Silenzio e preghiera. Dolore e lacrime. E’ il giorno dello strazio a Crotone.  Quello dei sopravvissuti al naufragio e dei parenti delle vittime che, per la prima volta, hanno potuto abbracciare le bare dei loro congiunti allineate sul parquet del Palamilone. Ma è anche lo strazio dei tanti, crotonesi ma anche persone venute da altre località della Calabria, arrivati nell’impianto sportivo per rendere omaggio a quelle vittime della disperazione. 
Si sono messi in tanti in fila. Ci sono molte scolaresche. Hanno tutti gli occhi segnati dalle lacrime. La scena di 66 bare allineate è forte. Cinque piccole bare bianche sono al centro, accanto ad altre più grandi dove ci sono i corpi di altri minori. In tutto sono 14 i bambini deceduti, ma il numero è destinato a crescere. Le loro bare sono riconoscibili perché gli agenti della polizia scientifica, insieme ai volontari della Croce rossa italiana, hanno messo accanto un pupazzo raccolto tra quelli lasciati dai piccoli crotonesi all’esterno del Palamilone. "Ora sono miei figli" dice un agente della scientifica che da domenica si è dedicato all’identificazione dei cadaveri. Il suo lavoro e quello dei suoi colleghi ha permesso ai sopravvissuti e a parenti di poter avere un corpo su cui piangere.  E piangono anche i sindaci del crotonese, il vescovo di Crotone, Angelo Raffaele Panzetta, che subito dopo l’apertura della camera ardente ha svolto con l’imam della moschea di Cutro, Mustafa Achik, una preghiera. Il vescovo ed i sindaci si sono messi in ginocchio davanti alle bare sul cui sfondo c’erano le bandiere di Italia ed Europa a mezz’asta. 

Arrivano i sopravvissuti al naufragio insieme ai parenti delle vittime giunti oltre che dall’Italia soprattutto da Germania, Austria ed Olanda. Guardano la distesa di bare. E’ il momento più intenso della giornata. Le urla strazianti di una giovane donna afgana sulla bara della sorella, con la quale era partita dall’Afganistan per trovare una vita migliore, risuonano nel palazzetto dello sport di Crotone. Con lei ci sono le figlie che piangono disperatamente. La confortano i volontari della Croce rossa e di Medici senza Frontiere. Nel palasport non si riescono a trattenere le lacrime, Dei ragazzi accarezzano la bara sulla quale hanno trovato la targa con il nome del loro genitore. Un giovane afgano prega sulla piccola bara banca senza nome. Il dolore è globale: su una bara piange una ragazza insieme alla mamma collegata in videochiamata dall’Afganistan. Si celebra anche una breve funzione religiosa. In silenzio pronunciano: Allah Akbar, dio è grande. Fino alle 19 alla camere ardente è stato un flusso continuo di gente. Riaprirà anche nella giornata di mercoledì dalle 9. 
Mercoledì è stato giorno in cui noi che viviamo nel mondo avanzato abbiamo preso coscienza del dolore, della situazione in cui vivono uomini, donne e bambini che si sono messi su una barca per sfuggire alla disperazione. L’auspicio è che quando chiuderà la camera ardente questa tragedia non sia solo un lontano ricordo. Soprattutto per noi che pensiamo di vivere in un mondo migliore.