Cronaca

VIDEO Corteo per l’anniversario del naufragio, sopravvissuti e familiari vittime chiedono verità e giustizia

CROTONE – "Verità, giustizia e basta morti in mare". Lo hanno urlato i sopravvissuti ed i parenti delle vittime del naufragio che, nonostante le condizioni meteorologiche proibitive, hanno sfilato per le strade di Crotone come previsto nell’ambito delle manifestazioni promosse dalla Rete 26 febbraio ad un anno dal naufragio di Steccato di Cutro nel quale morirono 94 persone.

Il corteo si è mosso sotto una pioggia battente ed un vento gelido che però non ha fermato la determinazione degli organizzatori e dei superstiti e famiglie delle vittime che hanno ribadito le loro richieste urlando in italiano e in persiano i loro slogan. Una protesta composta e rispettosa portata avanti soprattutto dalla donne afgane, quelle donne che il regime talebano vorrebbe recludere in casa non permettendo loro di studiare, di avere una vita libera e dignitosa. Il corteo, al quale ha partecipato con la fascia tricolore anche il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, ha fatto tappa prima al Palamilone – che nei giorni del naufragio è stato trasformato in camera ardente – poi si è concluso al Museo di Pitagora dove si è svolto un momento di dibattito organizzato dalla Rete 26 febbraio che è stato moderato da Manuelita Scigliano la quale ha ricordato l’opera delle associazioni del terzo settore crotonese e calabrese che, in assenza delle istituzioni statali, hanno accolto le famiglie delle vittime e si sono prese cura dei sopravvissuti in quei giorni drammatici.
E’ intervenuto Luciano Scalettari ResQ ricordando: “Altre 3500 persone dopo la strage di Cutro sono morte in mare. Dal nostro ultimo salvataggio ad ottobre scorso con la nostra nave abbiamo soccorso un centinaio di persone, su due imbarcazioni che nessuno aveva segnalato ed una delle due stava addirittura affondando. I morti della strage di Cutro sono risultati essere ‘esseri umani di serie b’”. 
Lidia Vicchio di Asdg ha riobadito:; “Dopo la strage di Cutro mi sono venute in mente queste parole: assenza delle istituzioni prima – perché ormai è certo che si sapeva già 24 h prima che la Summer Love stava arrivando verso le coste calabresi – e assenza delle istituzioni dopo perché hanno abbandonato queste persone al loro destino. Siamo consapevoli dell’indipendenza della magistratura ma chiediamo che le indagini proseguano perché è doveroso per capire cosa è successo prima del naufragio”.
L’ammiraglio Vittorio Alessandro, ex portavoce della Guardia costiera ha affermato: “Noi dobbiamo gridare, rivendicare il diritto di sapere quello che è successo perché non succeda ancora. Si vedeva che c’erano persone a bordo della barca e che le condizioni del mare sarebbero molto peggiorate e che la barca non sarebbe mai arrivata in porto. C’erano infatti tutte le condizioni affinché si intervenisse subito e adesso la magistratura deve dare delle risposte e spero che l’inchiesta non si fermi solo ai livelli più bassi”.
Durissimo l’intervento di Orlando Amodeo primo dirigente medico della polizia di stato in pensione: "io vi chiedo scusa. Vi chiedo perdono. Lo stato italiano vi ha presi in giro e non è giusto e vi chiedo scusa ma gli italiani sono persone per bene che hanno dimostrato la loro accoglienza”. Amodeo ha anche mostrato una pagina de il Crotonese nel quale si raccontava di un soccorso fatto il 3 dicembre del 2013 dalla Guardia Costiera con mare forza otto e lui era su quella motovedetta come medico: "Quando un ministro – ha urlato Amodeo – mi dice che con forza 4 non si può fare salvataggio quel ministro mente".