Cronaca

FOTO Presentato report Migrantes 2023:57 guerre nel mondo e 114 milioni di persone in fuga

Cristina Molfetta, referente area ricerca e documentazione della Fondazione Migrantes nazionale, ricorda la strage di Cutro e l'accoglienza crotonese

CROTONE – Nell’incontro di presentazione del Report Migrantes 2023 dal titolo ‘Il diritto d’asilo. Liberi di scegliere se migrare o restare?’ si è discusso della figura dell’immigrato che viene visto sempre come un ipotetico criminale. La questione è culturale o politica, poco cambia. Gli avvenimenti dell’ultimo anno a Crotone sono la prova che l’aiuto, l’accoglienza, il tendere una mano sono sempre le azioni più importanti e significative che possiamo compiere per un altro essere umano. Presenti all’incontro del 29 febbraio, presso la sala Sant’Agostino della parrocchia di Santa Rita, la dottoressa Cristina Molfetta, referente area ricerca e documentazione della Fondazione Migrantes nazionale che ha snocciolato dati preoccupanti sul fenomeno migratorio. “Le persone che scappano nel mondo non sono libere di poter lasciare il loro paese, ma non sono neppure libere di poter rimanere – dichiara Molfetta -. Perchè in realtà le guerre continuano ad aumentare. Siamo arrivati a 57 guerre nel mondo inclusa quella più feroce di Gaza con un numero di morti altissimi. Il problema è che le persone chiaramente non sono libere di poter rimanere ma neppure di scappare finché noi non apriremo dei canali di sicurezza e li obblighiamo a mettersi nelle mani dei trafficanti, a rischiare la vita in mare e nel deserto o lungo i confini europei nelle diverse foreste. Questa cosa che deve cambiare – prosegue la referente – non possiamo credere che queste persone non abbiamo più possibilità di sopravvivenza. Da più di 20 anni il numero di persone che deve lasciare la sua casa sta crescendo: lo scorso anno erano 108 milioni questo anno sono 114 milioni e considerato che le guerre aumentano purtroppo il prossimo anno saranno anche di più”.
E in Italia la situazione è anche preoccupante perché, dice Molfetta “ci sentiamo da 20 anni in emergenza e a fronte delle 114 milioni di persone nel mondo, l’Italia è il sedicesimo paese in termini di accoglienza nell’Unione Europea. Non siamo di certo il paese europeo che fa di più – asserisce – abbiamo un numero di 350 mila persone richiedenti asilo come protezione speciale e come persone già riconosciute o rifugiati con la protezione sussidiaria. Le persone di questo Paese, e questa città lo dimostra, avrebbero grandi capacità di accoglienza e se ci fosse un programma saremmo in grado di accogliere queste persone e accompagnarli ala ricerca di una vita dignitosa. Infatti, non può essere che tre persone ogni 100 abitanti siano un problema in questo Paese”.
A partecipare al dibattito anche Monsignor Francesco Savino, Arcivescovo di Cassano all’Jonio e vicepresidente per l’italia meridionale della Cei che ha espresso il suo pensiero sul decreto Cutro. “Del naufragio di Cutro è rimasto solo il decreto Cutro che a mio modesto parere è un’offesa – dichiara l’ Arcivescovo – perché a Cutro quella mattina del naufragio è morta la politica, la cultura, la coscienza, la ragione. Abbiamo toccato il fondo a Cutro. Io stesso mi sono posto infatti questa domanda: ma queste persone potevano essere salvate? E credo ancora oggi di si – sostiene Savino – poi la magistratura farà il suo percorso ma lì, davanti a quelle bare al Palamilone la mia coscienza si è sentita graffiata, violentata. Mi aspettavo da quell’evento cosi tragico che si andasse a mettere al centro la persona, invece, il decreto Cutro, come stanno dimostrando i fatti ,non ha fatto altro che peggiorare la situazione e per me quel decreto è un fallimento della politica”. Sono altresì intervenuti Pino Fabiano, direttore regionale della Migrantes della Calabria, la sorella Loredana Pisani, direttrice dell’ufficio Pastorale Migratoria Migrantes e Lucia Bellassai,presidente consulta Laici e delle aggregazioni laicali. Un omaggio alle vittime del naufragio di Steccato di Cutro è stato fatto da due studenti del Liceo Classico Pitagora che hanno commemorato, con due lettere da loro scritte, le vite spezzate il 26 febbraio di un anno fa.

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