L'appello della cia

Allevatori crotonesi soli davanti al flagello della tubercolosi bovina

La Confederazione italiana degli agricoltori ha chiesto con estrema urgenza un incontro con il presidente della Regione per affrontare in maniera rapida e operativa l'emergenza sanitaria.

Generico aprile 2024

La Confederazione italiana degli agricoltori ha chiesto con estrema urgenza un incontro con il presidente della Regione per affrontare in maniera più rapida e operativa l’emergenza sanitaria di Tbc bovina che si è abbattuta sulla Calabria e maggiormente nella provincia di Crotone, colpendo in particolar modo il settore zootecnico della carne con allevamento allo stato brado. “Per la delicata e precaria situazione economica odierna – scrive Cia Calabria – il settore agricolo e zootecnico, non può essere lasciato solo ad affrontare questa calamità né si può pensare di replicare le stesse tempistiche in uso da molti anni a questa parte per risarcire i danni”.

Rischio altissimo

“Ma partiamo dal segnalare, in primis, l’incertezza che oggi vivono gli allevatori per il fatto che non si riesce ancora a capire come questa malattia si propaghi. E’ necessario fare chiarezza sugli eventuali vettori della fauna selvatica (cinghiali e altri) e la semplice risposta del settore sanitario che sono i bovini che hanno infettato i cinghiali, per noi – prosegue la nota – non è interessante e importante; una volta che la malattia si è diffusa ed ha interessato anche i cinghiali, questi oggi, oltre ai bovini, sono potenziali vettori e quindi da attenzionare al pari dei bovini. Quello che interessa sapere e quindi capire, con certezza, e non dovrebbe essere molto difficile – chiosano gli agricoltori – che una volta risanati gli allevamenti non si rincominci da capo con dispendio di risorse; se non si ferma e isola la malattia, invece, il rischio è altissimo”.

“Questo, è uno degli elementi più importanti e da garantire con estrema urgenza viste le consistenti risorse che gli allevatori devono investire per ricostituire i loro allevamenti”. Per questo motivo la Confederazione invita ad “unire tutte le necessarie risorse, economiche, tecniche, umane, per gestire e portare a soluzione definitiva questa drammatica situazione, evitando di lasciare gli allevatori con tutti
questi interrogativi senza risposta. Così come è necessario rivedere il prezzario che stabilisce il risarcimento del capo abbattuto, valutando il vero valore del danno in virtù dell’uso e dell’età del capo stesso; non si possono usare parametri e valori stabiliti tanto tempo fa ed oggi non aggiornati e rivalutati alla situazione attuale.

Fauna selvatica

Una riflessione sulla fauna selvatica. “Ricordiamo – prosegue la nota – che questa è patrimonio dello Stato e non si capisce perché, se l’infezione colpisce un allevamento, giustamente, per salvaguardare la salute pubblica, si applicano tutti i protocolli necessari, compreso l’abbattimento dell’intera mandria e, invece, in quelli che possiamo definire gli allevamenti dello Stato in specie per quegli animali che scorrazzano in lungo e in largo contribuendo a diffondere la malattia e che finiscono sulla tavola dei cittadini, queste regole, questi protocolli, questi abbattimenti non scattano. Queste sono le cose che offuscano la mente di tutti gli allevatori e di tutti gli agricoltori calabresi” lamenta e conclude Cia Calabria, che per ottenere risposte, confida “nel benevole accoglimento della richiesta di incontro”.