Cronaca

Un dibattito sulla condizione dei detenuti nelle carceri promosso da ‘Nessuno tocchi Caino’

CROTONE – ‘Visitare i carcerati. Morire o risorgere in carcere’ è il tema dell’incontro promosso dall’associazione ‘Nessuno tocchi Caino’ che si è tenuto nella sala Paolo Borsellino della Provincia di Crotone, il 21 settembre.
La conferenza è stata preceduta dalla visita alla Casa Circondariale di Crotone da parte di alcuni componenti della Camera penale di Crotone, della commissione Pari Opportunità, dell’Unione camere penali ‘osservatorio carceri’, accompagnati dal Garante dei detenuti del carcere di Crotone, Federico Ferraro. Nel dibattito sono state sviscerate le criticità dei detenuti a causa del sovraffollamento delle carceri, ovviamente anche nella struttura della nostra città, che non può ospitare persone con patologie psichiche che non dovrebbero stare in cella ma in luoghi idonei ad affrontare le loro difficoltà. Il tema della dignità e del rispetto per l’uomo o la donna, prima ancora che del detenuto, è stato il punto condiviso tra i presenti.
Tra gli intervenuti per i saluti di rito, infatti, vi era la vice presidente della commissione Pari Opportunità del Comune di Crotone, Alessia Lerose, il garante dei detenuti Federico Ferraro e Giuseppe Gallo in qualità di presidente della Camera civile di Crotone. A moderare Carmen Gualtieri del consiglio direttivo di ‘Nessuno tocchi Caino’.
E’ dunque emerso che i problemi del carcere cittadino sono il sovraffollamento nella misura di 142 detenuti, la carenza di camere di sicurezza e di personale di magistratura penitenziaria e polizia penitenziaria. "5 mila e 500 sono i detenuti in tutta Italia, oltre centomila i ‘liberi sospesi’ sui quali i magistrati si devono pronunciare – spiega la presidente di ‘Nessuno tocchi Caino’ Rita Bernardini -. Però a volte riscontriamo una certa indolenza, una certa rigidità nei rapporti, altrimenti non si spiega perché in altri posti ci sono i magistrati che visitano le carceri e qui no. Qui non c’è questa attenzione e ne va dei diritti fondamentali dei detenuti. Ci sono alcuni detenuti con un ‘fine pena’ molto basso – precisa – alcuni di pochi mesi ma sono pochissimi quelli che hanno possibilità di accedere all’affidamento al lavoro, ai permessi premio o alle misure alternative. Se in un paese non funziona la giustizia, non funziona il paese".
Per il presidente della Camera penale di Crotone, Aldo Truncè: “E’ una esperienza fortissima quella dell’incontro in carcere con i detenuti. Le battaglie le stiamo facendo anche noi con l’ Unione delle camere penali le stiamo facendo da anni – dichiara l’avvocato -. Sono riuscite a smuovete l’opinione pubblica e hanno fatto sì che si aprisse un dibattito politico su chi non ha un futuro di libertà. Pensate alla concessione dei permessi premio, che prima era un tabù, mentre oggi riaccende la speranza dei detenuti e se ne può parlare. Prima infatti il pensiero dominante era “buttate la chiave” perchè il giustizialismo è un evergreen e sta bene su tutto e in ogni contesto. Se oggi gli ergastolani possono pensare di avere dei permessi premio – conclude – è un passo in avanti per il nostro paese!". Ad intervenire anche Elvezia Cordasco, giudice sezione penale del tribunale di Crotone, Mario Lucente, camera penale di Crotone e Sergio Caruso, criminologo.