Cultura e spettacoli

Rapporti genitori figli e temi sociali nei brani scritti da Turtoro per i Nomadi

Pubblicato il nuovo album della storica band nella quale ci sono due canzoni scritte dall'autore crotonese

pompilio turtoro e beppe carletti
I vuoti nei rapporti tra genitori e figli e l’uso della violenza psicologica tramite i social sono i temi delle due canzoni scritte dall’autore crotonese Pompilio Turtoro ed inserite nel nuovo album dei Nomadi, “Cartoline da qui”, pubblicato il 5 maggio. Un progetto musicale, supportato dal prezioso contributo di amici storici, contiene 12 inediti e celebra i sessant’anni di carriera della band. 
“Questa età che vola” e “Barbanera” sono i titoli delle due canzoni scritte da Turtoro per la storica band italiana e della cui composizione originale degli anni 60 è rimasto il solo Beppe Carletti. Turtoro collabora con i Nomadi dal 1998 quando una sua canzone è stata scelta come titolo dell’album “Una storia da raccontare”. Una collaborazione nata da fan del gruppo di cui Turtoro seguiva i concerti in ogni luogo possibile. Da allora Pompilio Turtoro, musicista di 48 anni, ha continuato a scrivere per la band fondata dal compianto Augusto Daolio che ha cantato 8 sue canzoni.

La canzone "Questa età che vola", della quale Turtoro ha scritto parole e musica, racconta dei rapporti genitore-figlio, dei vuoti che, spesso, si colmano con difficoltà: “Cosa ne sai di me delle mie vite lasciate per caso ad asciugare un po’ appese a un filo come abiti al vento queste mie vite che parlano poco, che sembrano cento/ Cosa ne so di te, delle tue mani che odiano il freddo cosa ne so di te, dei tuoi sorrisi lasciati d’estate delle tue lacrime perse d’inverno, ancora bagnate”. Il brano scritto da Turtoro, interpretato da Yuri Cilloni, è una emozionante poesia, accompagnata da note dal vago sentore francese, nella quale padre e figlio sono distanti come “due lampioni” sulla strada ma “quasi lontani ma mai così tanto sempre legati ad un’ombra inventata”. Una distanza che può sembrare incolmabile ma che  apre alla speranza: “Lo sai c’è un buco enorme che non ho riempito, ci scriverò il tuo nome in una carezza sola ci metto quattro ali sopra il tuo vestito e un filo d’aquilone a questa età che vola” è il toccante refrain del brano che chiude la track list del disco. 

“Barbanera" invece, prende spunto dal leggendario pirata che, piuttosto che usare la violenza fisica, terrorizzava i nemici con la violenza psicologica. “È questo uso del terrore oggi è ancora in uso proprio come allora” dice Turturo che nel brano auspica la fuga verso un mondo diverso “un altro posto che non sia un deserto”. C’è una critica durissima al mondo moderno nei versi di Pompilio Turtoro che descrive una realtà nella quale basta usare i social (la nuova nave dei pirati con soldati pettinati bene) per conquistare il mondo: “Cerco un altro posto che non sia lo stesso, una nave piena di pirati, io sarò al timone come Barbanera/ tu sarai al capo dei soldati / Cento nuovi schiavi pettinati bene in posa per il nuovo calendario/ cento nuovi schiavi senza più catene/ ma legati al cappio del salario”. Invece ci si trova a vivere in una realtà dove “Per distillare violenza e veleno/ non servirà una pistola/ puoi puntare una fiaccola in cielo/ o un ginocchio alla gola” (un richiamo all’America ed alla vicenda di George Floyd). Violini, chitarra elettrica e batteria caratterizzano la musica folk-rock che Turturo ha composto insieme a Petrucci e Ferrandi.
I Nomadi sono Beppe Carletti (tastiere, fisarmonica e cori – dal 1963), Cico Falzone (chitarre e cori – dal 1990), Daniele Campani (batteria – dal 1990), Massimo Vecchi (basso, voce – dal 1998), Sergio Reggioli (violino, voce – dal 1998), Yuri Cilloni (voce – dal 2017).