Dalla guinea a crotone

La storia di Michel Ivo: “Io italiano costretto a sbarcare qui da clandestino”

“Sono un italiano che per raggiungere il suo Paese ha dovuto farlo come clandestino”. Inizia da queste parole il racconto di Michel Ivo Ceresoli, un ragazzo nato 34 anni fa in Guinea Conakry dall’unione tra un uomo italiano e una giovane del posto ma che solo da pochi giorni è riuscito ad ottenere un documento che attesta a tutti gli effetti la sua “nazionalità italiana”

CROTONE – “Sono un italiano che per raggiungere il suo Paese ha dovuto farlo come clandestino”. Inizia da queste parole il racconto pubblicato venerdì 12 aprile sull’edizione cartacea de il Crotonese da Michel Ivo Ceresoli, un ragazzo nato 34 anni fa in Guinea Conakry dall’unione tra un uomo italiano e una giovane del posto ma che solo da pochi giorni è riuscito ad ottenere un documento che attesta a tutti gli effetti la sua “nazionalità italiana”.
La stessa che si evince già chiaramente dal cognome che porta, Ceresoli, quello dell’uomo che nel 1989 sposa una giovane donna guineana dalla quale ha due figli, Michel Ivo e Abraham, oggi trentenne. L’uomo, originario del modenese, all’epoca direttore dei lavori per la società Astaldi che sta realizzando la strada Mamou-Kissidougou, riconosce entrambi i figli. L’articolo, scritto dal direttore Giuseppe Pipita, e successivamente ripreso da numerose testate giornalistiche italiane, spiega che nel 1996 il padre di Michel Ivo lascia la Guinea e da quel momento né la moglie né i figli hanno più sue notizie. Per Michel Ivo, che vive in un piccolo villaggio del Conakry, inizia una storia di doppia discriminazione: quella dei guineani che non lo considerano uno di loro ma un ‘mezzo italiano’ e quella degli italiani che ignorano le sue richieste di riconoscimento della nazionalità e gli negano il visto per venire in Italia. Che è poi, come ha detto a il Crotonese che ha pubblicato venerdì 12 aprile la sua storia,  il sogno coltivato per 34 anni da Michel Ivo, anni durante i quali comunque il giovane si laurea in diritto internazionale alla ‘Nongo Conakry University’ , mentre il fratello si laurea all’università Koffi Anan della Guinea in turismo.

Razzismo

“Paradossalmente – racconta Michel Ivo – in Guinea ho subito una sorta di esclusione per le mie origini italiane. Non ero un guineano puro e questo me lo facevano pesare. Sono stato tra i migliori dieci diplomati, nove sono stati assunti, io no perché ero mezzo italiano e per lavorare mi chiedevano anche dei soldi”.
I tentativi di Michel Ivo lasciare l’ostile Guinea per raggiungere l’Italia iniziano nel 2006 ma la sua famiglia non ha mezzi e poi per 20 anni- dal 1998 al 2018 –  l’ambasciata italiana in Guinea resta chiusa. Gli uffici riaprono solo nel 2018 ma il ragazzo viene rimbalzato al consolato italiano. “Abbiamo fissato una serie di appuntamenti – racconta – che però non sono mai stati rispettati. Sembrava fosse una maledizione essere italiano e non capivo perché fossi trattato così da un rappresentante del mio Paese. Per non parlare del problemi con le autorità guineane che, per razzismo, ci hanno rifiutato tutto perché per loro non siamo guineani e quindi non meritiamo alcun servizio pubblico”.

Il viaggio

Ma il giovane intende raggiungere l’Italia ad ogni costo, “così ho deciso di usare i soldi risparmiati per prendere il mare: ero un italiano che cercava di tornare a casa per via clandestina”. Raggiunge il Mali, baratta il telefono per un passaggio fino al confine con il Niger, dove però i soldati gli strappano il passaporto. Senza documenti riesce ad arrivare in Algeria e dopo mille peripezie la Tunisia, il luogo di partenza dei barchini che arrivano a Lampedusa. Ci prova due volte a raggiungere l’Italia ma solo al terzo tentativo, il 4 luglio 2023, sbarca sull’isola; Michel Ivo, che parla solo francese, dice alla polizia che lui è italiano. Nessuno, però, gli crede e scrivono semplicemente: Guinea. Due giorni dopo viene trasferito al Cara di Isola Capo Rizzuto dove, grazie alla Polizia, ai volontari che operano nel centro ed alla Prefettura di Crotone, riesce finalmente a dimostrare di essere italiano. E il Comune calabrese gli rilascia la carta d’identità, con la dicitura ‘nazionalità italiana’.
Ora Michel Ivo è fuori dal Cara dove non poteva più stare perché italiano e non immigrato. In suo aiuto è andata l’associazione Sabir che gli ha trovato un alloggio temporaneo. Lui nel frattempo impara l’italiano e sta cercando un lavoro: “Vorrei poter trovare mio padre e soprattutto far venire in Italia mia mamma e mio fratello senza le difficoltà che ho dovuto affrontare io”.

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